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LA PSICOANALISI VISTA DA UN ARTISTA PDF Stampa

Concludiamo il ciclo di puntate su L’arte dallo psicoanalista”, condotte con il Professor Mauro Mancia, invertendo le posizioni. Diamo perciò la parola a Luca Maria Patella da sempre artista-intellettuale sperimentatore, che da molti anni si avvale, in misura più o meno sensibile, della psicoanalisi applicata all’opera visuale, scritturale e all’indagine critica. Luca in questa sua intuizione è stato un precursore, come nella ricerca fotografica, filmica e nelle performances landartistiche-comportamentali. E da qui è maturata l’inclinazione all’autoproiezione, sviluppato l’interesse per il linguaggio e l’interdisciplinarità, per la dimensione esistenziale, il metodo analitico e perfino per gli aspetti didattico-relazionali. Ovviamente nelle risposte, per farsi capire meglio..., rivisita la propria esperienza che ha nutrito il pensiero e il fare. La sua caratteristica è quella di essere, allo stesso tempo, nella scienza e nell’arte, nella complessità delle culture e della vita. In questa de-formazione forse sta il suo “vero” e “saggio” approccio alla disciplina psicoanalitica, sia in senso teorico che di attenta conoscenza e prassi quotidiana; il bi-sogno di analisi per guardare oltre e di rapportare l’Io con il mondo, dove l’opera non è solo oggetto da contemplare, ma un ibrido denso di significati, alchemico e sollecitante, capace di condurre in territori ancora considerati extrartistici e di suscitare sensazioni plurime. Quello di Patella è un ‘impegno totale’ per dialettizzare con Storia e Presente e, quindi, partecipare alla realtà più profonda e alla cultura aperta al nuovo. Dunque, il suo prodotto creativo - multimediale, visivo e concettuale - non può che risultare sempre giovane, perché animato da una tensione autocreativa che nasce anche da impulsi vitali e dallo spirito competitivo...

 

Luciano Marucci: A parte l’ambiente “id e azione” (Arte = Inconscio e Coscienza) presentato a “L’Attico” di Roma all’inizio degli anni ‘70, i tuoi saggi su Diderot (1977-1985) e Duchamp (1988), come i romanzi “Io sono qui / Avventura & Cultura” (più la replica differenziata edita dalla “Cauda Pavonis” nel 1974) e “Vi aggio, sbronzi, in Luca!” (ancora inedito) o la pubblicazione sul “Test Lüscher” del ‘74, e ancora “Conlezione” del ‘77-’89, non sono “opere”casuali con vaghi rimandi psicoanalitici...

Luca Maria Patella: ..Per carità! (e per amore e per forza): l’implicazione della dimensione psicoanalitica era ben evidente e circostanziata! Tu conosci varî miei trascorsi: la mia è appunto una lunga elaborazione, sia pulsionale, che di iperpensiero (Inc. / e Cosc.; ma anche Inc. e “politica”; nel senso del: fare nel mondo / e nel proprio mondo..).  ..A dir la verità, anche varî anni prima di quanto dici, mi occupavo di Psiche e Psicoanalisi. Ad esempio, l’ “Ambiente Proiettivo Animato” (l’Attico,1966-’68) era tutta una “proiezione”, articolata e ricca, entro cui si svolgevano (ribaltati e concretizzati) dei “Comportamenti” [un termine, questo, che ho introdotto nel ‘66 desumendolo dalla Psicologia; e che solo varî anni dopo si è affermato nel lessico critico (Barilli - del resto, un critico attento e capace - reclamava di averlo coniato nel ‘69)]. Ma soprattutto quelli su Diderot, Duchamp, Dante sono veri e complessi Saggi, a carattere psicoanalitico, linguistico e filosofico, che mi hanno richiesto 5 o 7 anni di ricerche, del tutto extra-artistiche (saggi accompagnati - in parallelo - da una vasta controfaccia di opere, esposte - al completo - al Museo di Antwerpen).

 

Pur essendo lavori di altri anni..., sembra avessero già a che fare con il tuo concetto di "non-arte" messo a fuoco negli ultimi tempi.

Che tipo di lettura esigono?

Già da allora (da prima della metà degli anni ‘60) introducevo e praticavo questa proposta, inedita nel mondo dell’arte. Il titolo di un mio recente scritto [sul Catalogo completo dei miei libri, che ho presentato recentemente in seno alla personale: “Liber Liberat”, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma) il titolo, dico, è “I make ‘Art & Non art’, from the Sixties”. I lavori esigono, o meglio desiderano una lettura: abbandonata al piacere del senso (..ma vedi che la parola è plurisignificante?); e, contemporaneamente (se uno vuole e.. ce la fa): una lettura attentamente cólta. Perché questo viene a significare la mia proposta: Arte, Scienze, ed Esistenza in un tutt’uno, vivente e problematico.. (non un ridicolo.. micro-concettualismo, ma un’ampia dimensione veramente concettuale e comportamentistica: promossa già dalla prima metà degli anni ‘60).

 

L’intuizione e il metodo analitico,  sempre alla base della tua multiforme attività, hanno fatto assumere a certi lavori perfino un carattere ‘critico’ invadendo altri campi...

Sì, il carattere “veramente” critico e analitico (che, d’altra parte, non esclude affatto, anzi rinforza l’aspetto visionario, onirico e creativo), nonché la multiformità della mia produzione: sconcerta, penso, una mentalità comune, che si basa sulle sue sicurezze convenzionali ed i suoi arroccamenti specifici, generando diffidenza. Io ò diffidenza, invece, verso le cose ripetute e monocordi.

 

Le speculazioni su scienza e psicologia, che indubbiamente vanno oltre la pura estetica, ti sono di aiuto per incontrare la vita?

Come sai, la mia formazione è, sia classica, che artistica, e scientifica. Tutto ciò è in ballo nel mio fare. E il fare è, appunto, non per distaccarmi dalle cose (psichiche!), ma per farle: esserle! Spero che la vita: si viva & si scriva; ..si semiologizzi & si attizzi! Ho realizzato, da “Paolo Vitolo”, una mostra che consisteva più che altro in una comunicazione: una grande “è” che, nell’occhiello, conteneva una più piccola “e”. Cioè: la presenza fondamentale dell’esistenza, che.. cova però, in sé, altro: le culture, il fare; ..”e” il “giuoco” si riapre e continua..

 

Ma, in sintesi, quando e come è nato il tuo specifico interesse per la psicoanalisi?

In concreto, tornando negli anni ‘50 tutto solo in Europa dall’Uruguay (dove non mi sembrava di potermi “formare”; e dove compivo studî scientifici di Chimica Strutturale) andai incontro - lo ricercavo! - ad un inizio di analisi con Ernst Bernhard che era il promotore delle scuole junghiane in Italia; psicoanalista di Fellini e tanti altri; anche se la psicoanalisi era allora poco accetta in Italia. C’era un forte divario d’età fra lui e me, e poi una certa componente di-vagante dello junghismo non è che mi convincesse molto; avevo idee parapolitiche, che mi portavano altrove. Ma B. era pur sempre un personaggio interessante e intelligente: capiva, ad esempio, il mio aspetto.. “adleriano”. Il contatto mi sarà servito anche nella vita, per quanto la nevrosi negativa/creativa sia persistente!.. Ma, certamente, la Psicologia ha introdotto una dimensione culturale fondamentale per il mio lavoro. Ho avuto contatti anche con altri psicoanalisti e, ancor di più, contatti culturali con molte altre tendenze psicologiche. Jung l’ho, in seguito, anche inserito e “rivalutato” in varî lavori. Se, a volte, cito l’Alchimia è in chiave di proto-psicologia analitica. Negli ultimi anni, poi, non sto scrivendo i ‘giornalieri’ (o.. nottolieri) dei sogni (i vastissimi quaderni che ho riempito, analizzato e illustrato). Li lascio andare e ributto a mare, come pesci; o - a volte - ne faccio delle poesie. E’ che i sogni oggi, ..non li vedo magari come “particolarmente” significativi (!?)..

 

Da Freud a Jung, a Lacan. Con quali sollecitazioni si è evoluta la tua indagine?

Sì, appunto, semplificando: da Jung, Adler, a H. S. Sullivan, Lacan, di nuovo Jung ed altri.. Freud, paradossalmente lo metto per ultimo, anche se è un fondamento: perché non ne ho una ‘conoscenza’ del tutto approfondita. L’altro aspetto da tener presente è che la dimensione psicologica io la lego a tante altre: quella artistica, quella linguistica, filosofica, etc, etc. In Io sono qui (‘70-’72) si intuiscono (in certi grafici ‘mentalsinergici’, che contrappuntano la narrazione) dei paragoni (anche auto-didattici e sperimentali) fra, che so io.., De Saussure, Freud, Jung; o Ogden & Richards e Marx; o Jakobson, Jung-Chomsky, Jelmslev.. Carlo Gustavo lo chiamo lì, a volte: “il vecchio Juhùu”; e “il baffone Saùss”: è Saussure! Mentre “Rogisan” è Rogers + Sullivan. Ma le cose non sono affatto buttate sul ridere!! Tu sai che l’ironia è una componente “seria” e importante per me.. Anzi, ti aggiungo che.. ci saranno magari di mezzo - fra i personaggi - Celant, io, Rosa, mio Padre; e poi Pinco Pallo, etc... Chi mai si sarà accorto di queste accortezze? In definitiva, tieni presente che il mio lavoro si pone come creazione di linguaggi, forme, etc.: ma in vista (e in vita) di quello che.. sia Eraclito che Diderot (per citare due grandi) dichiaravano: “ho cercato di essere vero”..

 

A ragion veduta..., se dovessi scindere le due cose, è preferibile l’introspezione in funzione dell’opera d’arte o della vita?

..Meglio un asino vivo che un dottore morto; ma meglio ancora (forse) un dottore vivo, o anche un doctor-asino; perché un asino vero non lo sottovaluto né lo disistimo: può insegnarmi, fra l’altro delle cose. ..Per una stradetta d’antan, vedevo un asino grigio pascolare: era un gran bel sentiero!.. Invece, i Grandi che “non degnano di un sguardo, e a..”: non mi stanno simpatici. Altro aspetto: io credo che molte cose non si escludano a vicenda: l’introspezione sarà in funzione della vita, e anche dell’opera; così come la prospezione, la sproblematizzazione, e altro..

 

I sogni entrano anche nelle tue poesie, hai detto.

Sì. Anche in Jam dudum (raccolta del ‘98, “Le impronte degli uccelli ed.”, Roma, 1999) proprio lo spunto iniziale, nonché varie poesie: sono onirici. Mentre, in m’indovai a Montefolle (raccolta del ‘99, in preparazione da “Campanotto ed.”, Udine 2000) mi sembra che non ci siano poesie-sogno. ..Ma, ora che ci penso meglio: ce ne sono! Una, per esempio, che ho voluto tradotta in tedesco (anche se non come omaggio a Freud, ..credo!), ed anche altre. Sai, io poi ho la capacità di chiudere gli occhi e vedere tante cose, continue trasformazioni di immagini (non solo contrasti di luci): che ti posso raccontare, affrettando il mio descrivere, perché le immagini incalzano.. (non ho ancora capìto: a quanta gente questo càpiti).

 

Intendi ancora effettuare l’esperimento nel laboratorio universitario del Professor Mauro Mancia, pensato nel ‘78, per ‘osservare’ i sogni mediante le apparecchiature specialistiche, nonché gli strumenti narrativi e disegnativi di indagine?

Sì, se fosse possibile..

 

Quindi, per fare “l’arte che non c’è”, continui ad andare a destra e a Manc(i)a...!?

Oh, sì, ma non sbadatamente o sbandatamente. Invece: con un fiuto “besser als ein Wolf, oder ein Fuchs”: meglio di un Lupo, o di una Volpe, come ha detto spiritosamente Bernhard Wolf (riferendosi anche a Rudi F.!), nel suo saggio su di me. Ma, allo stesso tempo, procedo con molta pulsione-epistemologica, di pensiero. .. Basta che sputi per terra, ..perché “ce naschi un fiore”. Beh: con molta applicazione; e lontano, per quanto è possibile, dai fij..

 

Ecco allora che te lo passo per un approccio preliminare...

..Grassie, e il resto: Mancia! (..ma non manca di rispetto, anzi: aspetto!).

 

Mauro Mancia: Come vedi la psicoanalisi in generale e “L’interpretazione dei sogni” a cento anni dalla pubblicazione del libro di Freud?

Luca Maria Patella: Per quanto si voglia parlare di crisi (come tutto può esser visto in crisi), mi sembrano raggiungimenti basali ed appassionanti nei loro sviluppi, di cui un intellettuale o un vivente non possono essere all’oscuro, pena il riprecipitare in (o meglio - peggio! - non muoversi da).. una morbosa atmosfera meccanicistica, ancora assai vigente, anche nell’àmbito scientifico (che vive, o muore, nell’ottocento).

 

Conoscendo il potere delle tue trasgressioni linguistiche, come giudichi l’idea freudiana di valorizzare le libere associazioni?

Fondamentale: storicamente (..Ennius giuocava con le parole!), e poi: nella Psicoanalisi. Per dirtene una: il 2-3 maggio costruirò (a “Castel Sant’Elmo”, a Napoli) una installazione assai vasta e complessa: “Luca, Luce, Lumière: l’Arrivée du Train à la Gare de l’Histoire”. In essa agiscono: il linguaggio (comunicazioni scritte, antiquate e sibilline, fornite dalla “Facciata” di questa vecchia “Stazione Ferroviaria”: vengono decriptate, inaspettatamente, da una postazione di monitors!). Il Suono, con due commenti / s-piazzanti, che si potranno cogliere, piazzandosi simmetricamente in una “scacchiera” di ascolto. E, in un tunnel oscuro: baluginerà una statua liberty, rosata e animata (un nudo vivente), che mima la Storia dell’Arte e l’Eros.. Continuo poi a scrivere, come tu sai, usando “la parole” come protagonista.. Negli ultimi mesi, figùrati che ho pubblicato o sto pubblicando sette miei nuovi Libri (e non fascicoli!), di diverso contenuto (dal saggio, alla poesia, al romanzo, al catalogo creativo; uno - a dire il vero - è del ‘74).

 

A proposito dell’investigazione profonda e dell’utilizzazione dei sogni: in questo momento ti senti un piccolo Breton che dialoga con me, piccolo Freud?

..Presuntuosamente o pre suntuosamente (perché nell’estetico troveremo “anche”.. il lusso, la calma e la voluttà) ti dirò che.. siamo anche grandi! Perché spero che un giorno ci troveremo a lavorare e colloquiare, non su lettini (se dovessero esser tali, potrò fornire “Lettini duchampiani” di mia id & azione e fattura!) ma sprofondati magari (come Dalì, nel suo “descanso de la llave”?) in grandi e comode poltrone. ..Lavoriamo “da grandi”, quindi, e soprattutto sul presente, e nel presentire e sentire.. Una cosa poi, che non vuole essere tanto presuntuosa, quanto realistica, è che, pur amando l’atteggiamento ermeneutico e filo-sofico: mi sembra (..certo sulla linea di Freud) che buona parte della Filosofia storica:  abbia un deciso aspetto di “razionalizzazione”. Non pensi?

 

Sei attratto dal pensiero magico? In caso positivo, che ruolo ha la magia nel tuo lavoro e nell’interpretazione della realtà?

Le misteriosofie non è che mi attraggano. Le vedo più come proiezioni e inconsapevolezze psichiche; pur lasciando le porte (non dogmaticamente) aperte. ..Beh, i surrealisti, però - sia pur dati i tempi - erano al riguardo un po’ ingenui. Come dicevo, io a volte cito l’Alchimia, ma è una parafrasi per parlare di una Psicologia  storica (.. in certi casi, anche più progredita dell’odierna?!). ..Purtroppo non si può gran che avere oggi la “felicità” di essere inconsapevoli (..del tutto)!

 

Credi alla scoperta dell’inconscio da parte di Freud e alla possibilità di essere artista poco padrone in casa propria?

Certo, sia pur conoscendo già anche gli.. “antichi”: la dimensione oscura! In Diderot, credo di aver localizzato (v. “Jacques le fataliste”) un appassionante caso di autoanalisi "proiettiva", cioè d’intuizione della dimensione inconscia: l’altra faccia dell’Encyclopédie"! Il tutto, nel 1773! Poco padrone: sì / ma anche padrone, per quanto concerne la formazione e produzione culturale. Mentre i “logicismi arcaici” (anni ‘30) proposti dagli pseudo-concettuali anni ‘70: mi sembrano piuttosto ingenui. Le problematiche sollevate e richieste da un’epistemologia adeguata ai nostri tempi: sono ben altre! Sono quelle che io vado elaborando da molti anni, e che, fra l’altro, implicano centralmente: psicoanalisi e linguistica: in teoria & pratica! Io, poi, sono sempre più, orazianamente: “nullius addictus jurare in verba magistri”: cioè un po’ scettico su tutto! (..inclusa una fede troppo cieca nella Psicologia).

 

A cura di Luciano Marucci

5a puntata, fine

 [«Juliet» (Trieste), n. 98, giugno 2000, pp. 30-31]

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