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LOS ANGELES

Nonostante l’irrefrenabile “volubilità” che caratterizza tutta la produzione di Giuseppe Gallo, da ben 10 anni egli usa, come base di partenza per tutti i suoi quadri, il disegno eseguito con tecniche insolite su carta - sempre dello stesso formato - quasi per realizzare un archivio di idee da ripescare e integrare in qualsiasi momento. Ci voleva la terza personale alla galleria L. A. Louver per rompere questa sua funzionale affezione... Le opere ad olio su carta qui esposte, per la prima volta, infatti, sono tutte di dimensioni differenti. Ad un nucleo di 4 lavori -eseguiti con un certo rigore geometrico sfruttando le piegature del foglio  ottenute con una tecnica simile all’origami - se ne relazionano altri 14 - questa volta colorate a tutto campo e senza emergenze “figurative” - forse in cerca dello spazio perso... L’insieme compatto dei lavori, per la loro disposizione rispetto all’asse centrale, crea sulla parete-supporto una sorta di “disegno” o, meglio, una pioggia di corpi cromatici. Ancora una mostra, dunque, realizzata con spirito libero da vincoli linguistici o da schemi precostituiti all’interno e fuori delle opere, le quali, in virtù della logica della illogicità a cui Gallo è interessato per portare alla luce il suo mondo di antiche memorie, riescono a spiazzare non soltanto gli spettatori della lontana e dolce California.

Luciano Marucci

[«Juliet» » (Trieste), n. 63, giugno 1993, p. 59]