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PARIS

L’Istituto Italiano di Cultura, la rivista Opus International e Aniello Placido hanno promosso 10 esposizioni di artisti italiani in 11 gallerie dei quartieri Rive-Gauche e Marais-Beaubourg. Si tratta di una iniziativa, simile al “Tridente” romano, che propone, tra gli altri, Enrico Baj, Gianfranco Baruchello, Paolo Canevari, Pietro Fortuna, Aldo Mondino e Piero Pizzi Cannella. Quest’ultimo è rappresentato addirittura da due gallerie: la Di Meo (piuttosto legata al “Gruppo di San Lorenzo”, che già nel ‘91 aveva allestito una sua importante mostra con Nunzio e Marco Tirelli) e la Vidal-St. Phalle. Pizzi Cannella, nelle due sedi, ha presentato una serie di opere su tela, su tavola e su carta, tutte realizzate nel corso dell’anno. Per l’artista romano, la cui poetica si è sviluppata con un  preciso indirizzo all’interno d’un linguaggio volutamente pittorico, è un momento particolarmente felice, sia in senso di resa qualitativa che di espansione geografica della produzione. Dopo aver fatto tesoro degli insegnamenti della “Scuola Romana”, è riuscito ad inserirsi nel contesto artistico-culturale mediterraneo con l’autorità che gli deriva da un’opera che si fonda su valori autentici. Attraverso un uso esperto di colori tenui (portatori di luce interiore) e una spiccata sensibilità, ha saputo trasformare le entità fisiche rilevate dalla realtà in immagini essenziali, promuovendo il passaggio dell’individuale al sacro dell’arte, al cosmico.

Luciano Marucci

[«Juliet» » (Trieste), n. 63, giugno 1993, p. 60]