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PESCARA

Le due personali di Aldo Mondino in terra d’Abruzzo, nell’arco di pochi mesi, dimostrano la stima di Rizziero Arte per l’artista che, alla precedente esposizione di Teramo era intervenuto in compagnia di Lucio Dalla, entrambi per “interagire” con i rispettivi ritratti “presenti” in galleria accanto ad altri dipinti che riflettono l’amore dell’autore per il mondo arabo e per alcuni maestri della pittura più vicini alla sua sensibilità. I legami di Mondino con lo spettacolo e la musica risalgono ai lontani anni del suo soggiorno romano vissuto quasi da “indiano metropolitano”. E di ciò resta evidente traccia nelle opere che sono, soprattutto, teatro della sua esistenza con protagonista la voglia insaziabile di scoprire la propria autenticità e i segreti dell’arte. Sul finire degli anni Sessanta, mentre si era polarizzati dall’Arte povera, egli, dopo un breve, tormentato periodo di esitazione, imboccò, irrevocabilmente, la via della pittura, seguendo un  irresistibile tropismo, anche se nei quadri sono sopravvissuti “residui” materiali e concettuali ormai entrati nel suo “comportamento”. Oggi quell’impulso a praticare - con accanimento e spirito nomade - lo specifico, per un bisogno di colore e per la ricerca dei valori poetici, gli ha fatto vincere la scommessa, riscattando anni di faticoso, anche se dolce, isolamento. Al di là della fredda analisi della produzione, chi conosce l’intensità delle sue passioni forse riesce a capire meglio il senso delle sue vitalistiche opere.

Luciano Marucci

 [«Juliet» » (Trieste), n. 63, giugno 1993, p. 68]