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SIENA

Vicenda artistica piuttosto esemplare quella della giovane Robin Heidi Kennedy che, dopo essere vissuta negli Stati Uniti e a Roma, ha scelto lo splendido isolamento dell’Umbria dove ha rifondato la propria esistenza. La sua produzione plastica di questa feconda stagione è stata presentata in una suggestiva esposizione alla Galleria Bagnai. Otto sculture in gesso: vesti o, meglio, “corpi vestiti” di raffinata sensualità, risultato di una marcata tendenza all’essenzialità e alla sublimazione.  Questi “corpi di vesti” rimandano alla classicità della statuaria ellenica ed hanno la proprietà di creare suggestioni metafisiche e di immettere in spazi di memoria. Sono costruiti con grande partecipazione emozionale ed hanno una evidenza iperrealistica che nasce dal piacere di valorizzare l’aspetto artigianale per affermare i valori della materia, ma anche dalla componente mentale per eluderli. L’artista, infatti, sa rendere ed alterare le somiglianze con l’abilità manuale e le sue visioni ideologiche che si manifestano pure con una dolce e inquietante ironia. L’iconografia familiare e, a un tempo spiazzante - già evidenziata nelle precedenti tematiche sugli animali e sui ritratti di personaggi - scaturisce da una ricerca indipendente portata avanti con passione e convinzione. La Kennedy, in sostanza, conduce una indagine linguistica sulla purezza della forma per rivelare identità e storie individuali attraverso le simbologie espresse dai soggetti di volta in volta privilegiati.

Luciano Marucci

[«Juliet», n. 68, giugno-luglio 1994, p. 69]