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PESARO

La composita opera di Emilio Isgrò, “Prima della prima di Mosè, ovvero Le Tavole della Legge”, linguisticamente si ricollega al suo periodo concettuale (anche se alle note cancellazioni-negazioni in nero sono subentrate quelle in bianco più “pittoriche”) e all’esperienza multidisciplinare esibita all’ultima Biennale di Venezia. Con la segreta speranza di rianimare il dialogo tra immagine e parola, l’artista ha “composto” nella Galleria di Franca Mancini una intrigante installazione con dieci maestose Tavole (a volta di cielo) alle pareti, in rapporto dialettico con un grande libro (la Bibbia) - per l’occasione “costruito” in fragile vetro - piazzato al centro dello spazio. Il tutto armonizzato da una colonna sonora con prove d’orchestra. L’intervento è andato ad aggiungersi ai precedenti di autori altrettanto prestigiosi attuati intelligentemente a cura del Comune di Pesaro, del Rossini Opera Festival e dell’Associazione Culturale “Il Teatro degli Artisti”. Isgrò, correlando il lavoro al Mosè rossiniano, non ha escluso che il suo prodotto creativo possa alludere al reale del momento storico italiano e dia stimoli ad essere liberi, ma ha precisato di credere più in un’arte biologica che ideologica. Peraltro, l’opera stessa va in cerca di significati...

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 70, dicembre 1994-gennaio 1995, p. 64]