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URBINO

L’antologica di Rita Vitali Rosati allestita presso la Saletta “Paolini-Mezzo” ripropone all’attenzione il percorso di un’artista linguisticamente irrequieta anche se con precise intenzioni estetico-poetiche. L’esposizione evidenzia che l’intera sua produzione si giova delle prime esperienze di designer e foto-cinematografiche: traspare dai segni e dalle immagini ricorrenti, nonché dall’abilità nel de-comporre il manufatto artistico. Quei quadri bi-tridimensionali sono costruiti combinando, con atteggiamento analitico-progettuale e sensibilità pittorica, elementi eterogenei (dipinti non oggettivi, frammenti di materiali diversi...), i quali rivelano i suoi particolari interessi per la casualità neo-dadaista, la dialettica concettuale e l’essenzialità minimalista. La mostra, che fa il punto su due decenni di intensa attività caratterizzata da una tormentata ma appagante ricerca, si chiude con le ultime opere costituite da reiterati ingrandimenti di immagini fotografiche (anonime strutture urbane) soggettivate attraverso un personale procedimento di elaborazione e l’uso di colori monocromi che sfocano facendo emergere memorie ed emozioni legate ad inquietudini esistenziali.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 71, febbraio-marzo 1995, p. 67]