Home arrow Viaggi nell'arte arrow Transiti arrow Marcello Diotallevi (n. 73/1995)
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ASCOLI PICENO

Nella produzione di Marcello Diotallevi si possono individuare alcuni caratteri persistenti che concorrono ad esprimere il senso della libertà e della precarietà del suo viaggio. Già nelle esperienze precedenti l’artista mostrava l’aspirazione ad uscire dal quadro tradizionale, a compiere escursioni nell’immaginario vincolate solo alle proprie necessità, a dare corpo alla componente ludica liberatoria-ideologica. Attraverso una naturale evoluzione, passando tra l’altro per la Mail-Art, è approdato prima ai “Progetti di volo” impossibili (non formalizzati) e nel ‘90 alle “Fiabe al vento”, esposte presso il Centro d’Arte l’Idioma, con chiari rimandi agli aquiloni delle nostre memorie, ma costruiti dall’homo tecnologicus, visivamente fragili come falene e definiti come ironici prototipi di inutili macchine per il volo. Le forme irregolari di questi oggetti bidimensionali segnaletici entrano in dialettica con la parete su cui vengono installate, usata come supporto attivo che simula lo spazio aereo. In esse entrano in gioco pure elementi stilistici differenti, resi omogenei con modi che ricordano il puzzle (dall’astrazione geometrica al dada, dal concettuale al minimal). Sono opere mosse dalla voglia di trasgredire linguisticamente, ma anche di evadere dall’esistente; dal vento della passione che spinge a fare manualmente e mentalmente. Vogliono lanciare messaggi, andare oltre, nell’ignoto, in cerca di spazi poetici per elevarsi dalla condizionante, fredda, instabile civiltà post-industriale. Anche se Diotallevi in buona misura è irriverente nei confronti dell’opera di vecchio stampo - sensuosa, statica e severa (e l’atteggiamento è ribadito dalle operazioni decisamente extra effettuate nell’ambito del gruppo “I metanetworker in spirit”) - a conti fatti, dà al manufatto una forte valenza visiva, addirittura pittorica.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 73, giugno 1995, p. 63]