Home arrow Viaggi nell'arte arrow Transiti arrow Carlo Cecchi (n. 74/1995)
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IESI

L’operazione “Ripabianca” che Carlo Cecchi ha compiuto presso la Pinacoteca Comunale comprendeva un percorso, tra passato e presente, per rivisitare, con unità di stile, luoghi che sfuggono ad uno sguardo rapido. Ventiquattro piccoli disegni, come appunti di viaggio, dialettizzavano a distanza con una installazione grafico-oggettuale lunga 10 metri, che ri-creava una suggestiva scenografia verticale-orizzontale del corso di un fiume, visivamente e concettualmente elementare, coerente con gli elementi naturali poveri chiamati in causa. Essa, a sua volta, si relazionava - con stridente armonia - al maestoso ambiente barocco che l’accoglieva. L’intero lavoro, immediato e, ad un tempo, ricordato e pensato, segna il decisivo passaggio dell’artista da esperienze astratto-informali con frammenti figurali al recupero di un linguaggio capace di comunicare più scopertamente una dimensione umana vissuta con autenticità. Cecchi, dunque, ha scelto coraggiosamente di seguire una via solitaria: per rifondare lo specifico pittorico su basi per lui credibili in rapporto alla vocazione e alle motivazioni culturali ed esistenziali. L’immagine di oggi è più reale anche se evocativa e non resa con compiacenze descrittive e cromatiche; tende all’intensità espressiva e a coinvolgere emotiva-mente l’osservatore. Nasce da una meditazione colta, associata ad aspetti popolari fortemente partecipati. È rilevata con lucida sensibilità poetica ed esperta manualità, senza assumere atteggiamenti alteri o mitizzanti nei confronti del mondo indagato: la realtà della periferia che oppone silenziosamente i suoi valori intimi all’artificialità della metropoli.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 74, ottobre-novembre 1995, p. 63]