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SAN MARINO

L’estate scorsa la Galleria d’Arte Contemporanea ha ospitato due collettive: Le mille e una volta e Titanica, rispettivamente, a cura di L. Cherubini-G. Di Pietrantonio e di V. Coen. La prima ha voluto focalizzare il rapporto tra arte e fiaba, entrambe intese come bisogno primigenio dell’uomo di comunicare e di esplorare territori oltre la realtà; espressioni di creatività con implicazioni interiori più o meno inconscie e di significati nascosti che l’osservatore può scoprire attraverso l’analisi dell’intima struttura. Venti fiabe famose sono state abbinate ad altrettanti artisti noti o emergenti:  S. Arienti,  B. Bee, A. Boetti, M. Collishaw, W. Delvoye, J. Koons, M. Kunc, M. Manetas, A. Martegani, G.M. Montesano, P. Mc Carthy, C. Miura, L. Ontani, V. Pisani, A Ratti, Salvo, C. Sherman, G. Toderi, V. Mazzei, C. Zvezdotchotov. Alcuni di essi hanno stabilito con il prodotto letterario rapporti naturali, altri più sottili e sotterranei.

Con “Titanica”, introdotta da una tavola rotonda svoltasi poco prima dell’inaugurazione, è stata tentata una ricognizione sulle simbologie del nostro tempo attraverso presenze-campione. Il tema è stato scelto per verificare, in un momento di grandi incertezze, quale sia l’approccio dell’artista alla realtà e l’uso che egli fa del simbolo. E ciò per stimolare alla riflessione sulle possibilità di decodificarne i significati nella consapevolezza che non è facile passare dal visibile all’invisibile. La mostra - volutamente didattica -  comprendeva opere esemplari dagli anni ‘50 ai nostri giorni, raggruppate in due sezioni: storica e contemporanea. Nella prima hanno trovato posto Angeli, Boetti, Cucchi, De Chirico, Licini, Mauri, Mondino, Nitsch, Ontani, paolini, Rotella, Salvo, Schifano, Sironi, Warhol; nell’altra M. Albanese, M. Arcangeli, M. Camerani, P. P. Coro, E. De Leonibus, R. Floreani, J. Garcerà, D. Giacov, U. Manzo, A. Mazzoni, M. Mondazzi, M. Sacchi, L. Santoli. Le opere - ben selezionate e presentate - hanno evidenziato diverse tipologie simboliche: dal religioso all’ideologico, dal mitologico al classico, fino a quelle legate alla quotidianità.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 74, ottobre-novembre 1995, p. 71]