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MILANO

Nella personale del bolognese Mario Nanni allo Studio Reggiani-Arte Contemporanea lo spettatore era posto all’interno di una costellazione di opere bidimensionali. A quelle rotonde, che costruivano sulla parete una stella cometa, se ne associavano altre, di diverso formato, vaganti nei rimanenti spazi della galleria. Dai vari frammenti emergevano forme embrionali segnico-materiche, come simboli di realtà psichiche profonde in crescita. Lo scontro dialettico tra immediatezza della gestualità informale ed interferenze di geometrie razionalizzanti, conferiva ai “nuclei” originari ulteriore energia vitale. Inoltre, la complementarità tra l’immagine dell’intera installazione e quella offerta dai singoli pezzi, rientrava in una progettualità di tipo concettuale che esaltava la processualità pittorico-percettiva alla base dei lavori.  Questa produzione di Nanni, pulsionale e insieme mentale, in un certo qual modo si ricollega alle sue radici pittoriche più vitalistiche, mentre l’uso particolare del luogo espositivo non ignora le sue giocose, interattive ambientAzioni degli anni Settanta. In contemporanea, nella sala del piano inferiore esponeva il modenese Mario Giovanardi che, dopo esperienze neo-espressionistiche, è approdato ad una pittura più riflessiva, caratterizzata da astrazioni geometriche in silenziosi e rarefatti spazi di colore.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 78, giugno 1996, p. 66]