Home arrow Viaggi nell'arte arrow Transiti arrow Marcolini / Ex voto Monteprandone (n. 81/1997)
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ASCOLI PICENO

Presenza tra le più attive dell’arte marchigiana, Arnaldo Marcolini ha esposto presso Palazzo dei Capitani una sessantina di lavori di indubbia qualità, a testimonianza della ricerca da lui sviluppata nell’ultimo decennio. La produzione è caratterizzata da un’articolata costruzione architetturale del quadro in cui predominano le forme geometriche, dalla citazione colta che si ricollega alle culture della classicità rivisitate con spirito dada-futurista, dall’esperta manualità e da una purezza quasi monocromatica. Ogni componente visiva e concettuale dell’opera è attentamente disciplinata. L’immaginario si compenetra con il razionale, la distanza metafisica si bilancia con la presenza ideologica, le figure primarie, a volte robotizzate, si animano nelle medievali nicchie della sapienza e della magia teatralizzando il passato. Così la geometria, persa la sua fredda oggettività, parla, sia pure in termini ironici, di memorie lontane nel tempo e nello spazio, di ideali armonie rinascimentali. Dei periodi precedenti sono rimasti l’atteggiamento giocoso, il bisogno di esplorare-interiorizzare, il ricorso al simbolo tra cui quello dell’ossessivo nodo in questa fase usato solo come  elemento di riferimento. In occasione dell’inaugurazione è stato presentato il Volumen Codex “Miles”: libro-opera, in copia unica, con 15 disegni e pensieri. Si sfogliano le pagine e si visita una mostra nella mostra.

Un’interessante operazione quella proposta da Antonella Micaletti e Roberta Ridolfi  presso Palazzetto Parissi di Monteprandone sotto il titolo Ex voto. Quattro giovani artisti del Centro Italia sono stati invitati ad “intervenire” sul patrono del paese (San Giacomo della Marca) in un lavoro di reinterpretazione-interazione della microstoria. Il visitatore si è trovato di fronte a due tipi di installazione: una legata all’abituale ricerca degli autori, l’altra al tema specifico intimamente connesso alla realtà locale in una investigazione della sua natura più profonda. La pesarese Luciana Livi ha ricreato una cella monastica con pagliericcio a terra, saio appeso a un chiodo, riproduzione di un quadro dell’epoca, emanazione di un respiro antico proveniente da un mezzo moderno (il registratore). Alessandro La Motta di Rimini ha dialogato con l’ambiente a lui assegnato inserendo nelle nicchie dell’antico muro alcune immagini-ex voto svelate da faretti-lume ed altre che concorrevano ad animare il contesto.

Loretta Mussoni di San Marino ha esposto quadri-oggetto con circuiti telematici e luci artificiali dai quali emergevano inquietanti, allusivi volti, a riprova che anche i mezzi dell’avanzata tecnologia possono dipingere icone del quotidiano dalla storica espressività. Il fermano Pierluigi Antonelli ha rappresentato simbolicamente l’aura sacrale-ironica della devozione popolare su una grande tela con un teschio decorato da rose rosa associate a quelle, altrettanto riverenti, ma inglobate in forme oggettuali, che invadevano lo spazio antistante.

Luciano Marucci

 [«Juliet» (Trieste), n. 81, febbraio-marzo 1997, p. 72]