Home arrow Viaggi nell'arte arrow Transiti arrow Emilio Tadini (n. 82/1997)
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FANO

Nell’ex Chiesa di Sant’Arcangelo e presso la Galleria Astuni, Emilio Tadini ha presentato il grande ciclo “Il ballo dei filosofi”, unitamente a studi e disegni (catalogo della mostra con un saggio introduttivo di Flaminio Gualdoni e un intervento poetico di Gian Ruggero Manzoni). Personaggio di spicco della cultura milanese, impegnato in più ambiti disciplinari, ad un certo punto si è dedicato a tempo pieno all’arte figurativa. Partito da una posizione vicina alla Pop-art inglese, in seguito ha fatto propri alcuni elementi significativi delle avanguardie storiche: dall’Espressionismo al Cubismo, dal Dadaismo alla Metafisica, al Surrealismo. La sua è una pittura dipinta che coniuga il linguaggio letterario con quello visivo e si sviluppa da una riflessione su se stessa divenendo oggetto di analisi estetica ed esistenziale. L’autore assume la citazione con acutezza critica e crescente abilità tecnica per articolare un discorso sapiente ed estrinsecare con lucida e sottile provocazione la sua idea di arte. Compie una sorta di sperimentazione all’interno dello specifico con grande tensione intellettuale, ma anche con abbandono immaginifico e poetico. L’iconografia ingloba figure fortemente evocative e scrittura simbolica; mentre il racconto è supportato da contenuti filosofici dai nessi apparentemente illogici come in un sogno interpretato con strumenti freudiani. Così la fredda investigazione mentale si compenetra con la calda invenzione fantastica, la presenza nella realtà terrena con la fuga cosmica. E nel quadro finiscono per convivere entità dalle polarità opposte: razionalità e follia, tragico e grottesco, umano e meccanico. I frammenti figurali che compongono il soggetto, resi dinamici e levitanti dalla mancanza di gravità, precipitano nello spazio virtuale creando un’immagine ben strutturata che ha il potere di attrarre lo sguardo e di sollecitare la decodificazione del messaggio. In definitiva, quella di Tadini è un’arte complessa e colta, ma che aspira ad essere popolare.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 82, aprile-maggio 1997, p. 74]