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MARCHE

Nella ristrutturata sede della pentagonale Mole Vanvitelliana di Ancona, Enzo Cucchi ha ricevuto l’omaggio della sua città con un’antologica comprendente circa 180 opere tra dipinti, sculture e disegni dagli anni settanta ad oggi (catalogo Electa). Ben curata dal direttore della Civica Pinacoteca Michele Polverari e sostenuta da enti locali e vari sponsor, ha avuto l’imprimatur del Vice Presidente del Consiglio Veltroni alla presenza di una folla assetata di avvenimenti mondano-culturali, peraltro incuriosita dalla stampa che aveva enfatizzato i legami dell’artista con la sua terra d’origine. L’allestimento, rispettoso delle peculiarità architettoniche dello spazio espositivo, ha riservato il piano terra a selezionati quadri-parete e quello rialzato a un centinaio di piccoli disegni, ordinati in fitta sequenza, dentro lunghi tavoli-bacheche illuminati a fibre ottiche. Forse anche troppi per illustrare il fiabesco mondo dell’autore interessato a rivisitare, quasi provocatoriamente, i luoghi dell’interiorità e dell’identità locale. Il tutto ostentando naivité e citazione colta con la libertà espressiva di chi ha militato da protagonista nella Transavanguardia e la consapevolezza della propria vocazione, al punto di mitizzare e rendere in-volontariamente ossessiva l’iconografia ormai riconoscibile a distanza. Inevitabilmente, l’evento celebrativo, giovandosi di lavori piuttosto noti, ha finito per storicizzare quel Cucchi, scaltro ma anche dotato di istinto creativo, che in altre occasioni è stato capace di sorprendere con ideazioni poetiche linguisticamente fresche.

Tornata ad esporre al Centro d’Arte l’Idioma di Ascoli Piceno, Marisa Korzeniecki ha presentato nella prima sala quattro grandi quadri, emblematici della sua investigazione bidimensionale sulla tematica della comunicazione (gestuale, verbale, visiva, musicale), in cui il processo di geometrizzazione dell’immaginario appare variamente sollecitato dal reale e dal sentimento. Nel secondo spazio, “Oltre il muro” dello specifico, in una installazione video-performantica, le immagini pittoriche si decostruivano per poi ricomporsi in una ideale riaffermazione della centralità dell’opera, rispettosa di valori permanenti, umani e linguistici. Nell’operazione l’artista ha messo in campo le esperienze maturate negli ultimi tempi che l’hanno condotta ad un uso controllato dei mezzi telematici, nell’intento di asservirli al medium pittorico a cui, nonostante le trasgressioni, vuole  restare fedele per scelta di poetica. Ancora una volta il lavoro ha mostrato la propensione all’interdisciplinarità e all’impiego di più tecniche espressive praticate con atteggiamento speculativo. Quindi, il suo, più che uno sfondamento, è stato un affacciarsi per sondare, un transitare dal visivo al mentale, con la simbolica perdita dell’identità e del senso di appartenenza, fino al momento in cui il cerchio delle allusioni si chiudeva e l’autrice si ritrovava ad impersonare il soggetto dell’opera.

In maggio si è tenuta a Fabriano la “prima” della mostra itinerante Markingegno che affronta alcuni problemi strutturali del sistema dell’arte sperimentando una strategia operativa capace di aggregare e attivare istituzioni pubbliche e privati, in un confronto tra operatori della generazione di mezzo e quella degli emergenti, in grado di dialogare con il contesto nazionale. L’esposizione va sostando ogni mese nelle sedi più prestigiose di San Severino e Ascoli Piceno (giugno), Senigallia e San Benedetto del Tronto (luglio), Fermo (agosto), Pergola (settembre), per terminare nella Città di San Marino (ottobre). Nell’intento di allargarne la fruizione, essa è stata resa visibile anche in Internet, all’indirizzo www.sapienza.it/html-doc/fermo/markingegno/

Particolarità dell’iniziativa - curata da chi scrive in collaborazione con l’Associazione Culturale “Periferie” - è che i 21 artisti prescelti (Andrea Amadio, Sonia Bruni, Rita Canarezza, Nada Cingolani, Pier Paolo Coro, Marcello Diotallevi, Patrizia Di Paolo, Rocco Dubbini, Giovanni Ercoli, Terenzio Eusebi, Walter Gasperoni, Luciana Livi, Nazareno Luciani, Gianmaria Marcaccini, Maurizio Mercuri, Adelelmo Ruggieri, Dino Sileoni, C. Fulgor Silvi, Giuseppe Tomasello, Luana Trapè, Rita Vitali Rosati) propongono in ogni sede lavori diversi, per cui si ha una sequenza spazio-temporale di opere che alla fine compone un quadro più completo degli autori. È come se ciascuno si proponesse con una personale all’interno delle collettive. La manifestazione è stata progettata per promuovere cultura artistica seguendo criteri di economicità e autogestione. E il catalogo, unico per le varie stazioni, di per sé costituisce un documento-inchiesta, in quanto affronta la problematica del rapporto centro-periferie, sia attraverso una ricognizione storica (da Leopardi a Pasolini, da Bartolini a Licini, dalla Prato a Volponi), sia coinvolgendo significativi personaggi dei vari ambiti culturali del contemporaneo (S. Ballestra, C. Bo, A. Bonito Oliva, M. Cacciari, P. Cervellati, E. De Signoribus, D. Eccher, D. Fo, G. Fofi, L. Manconi, G. R. Manzoni, E. Mazzoli, R. Novelli, T. Pericoli, G. Politi, O. Toscani).  Anche gli espositori, chiamati ad analizzare la loro posizione riguardo all’ambiente di vita e di lavoro, hanno apportato un interessante contributo al dibattito. Un’indagine a tutto campo, dunque, su un argomento tornato di grande attualità specialmente con la tendenza alla globalizzazione e con il nuovo rapporto tra arte e comunicazione.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 83, giugno 1997, pp. 74-75]