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ANCONA

Il Premio Marche ha il merito di saper durare negli anni grazie alla tenacia di alcuni suoi animatori; per il resto - parliamo della formula “nazionale” che si alterna a quella “regionale” - naviga tra alti e bassi. Le cause potrebbero rintracciarsi nelle scelte curatoriali non sempre felici e nell’obiettiva difficoltà di raccordare l’ideologia dei diversi critici chiamati a proporre ciascuno quattro o cinque artisti. Il panorama risulta sempre improntato alla lottizzazione; il che porta ad un ibridismo eccessivo, con operatori visuali di tutto rispetto accanto ad altri di dubbio valore. La ricognizione di quest’anno è stata affidata a ben nove personaggi: Mario Luzi (il famoso poeta), M. Apa, E. Cannaviello, L. Caramel, L. Cherubini, V. Fagone, A. Ginesi, F. Gualdoni, D. Paparoni. Tra gli espositori, seppure riconducibili a diverse generazioni, ci piace segnalare M. Arcangeli, L. Bertolo, A. Boldrini, A. Busto, M. Camerani, P. Canevari, A. Damioli, F. Guida, B. Jacovoni, P. Mussini, C. Palmieri, C. Pintaldi, P. Pusole,   G. Sgherri, lo Studio Azzurro (per la verità, meno incisivo di altre volte) e la sempre giovane Grazia Varisco. Nel complesso l’esposizione, con opere bidimensionali e varie installazioni di una certa importanza, è risultata discreta, ma è riuscita ancora a farci rimpiangere “Rentrée” che Renato Barilli, da solo, organizzò nel 1993 e che, accollandosi tutte le responsabilità dei nomi selezionati, a tutt’oggi rimane la più vitale e propositiva edizione. Come consuetudine, la rassegna ogni volta riserva un omaggio. Sotto la cura di Laura Cherubini ed Enzo Cannaviello, il prescelto è stato Carlo Maria Mariani. I dipinti mostravano un mestiere indiscutibile in allestimento cronologico verso un iperrealismo accecante che ha fatto la gioia degli amanti dell’Anacronismo.

Luciano Marucci

 [«Juliet» (Trieste), n. 86, febbraio-marzo 1998, p. 72]