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ROMA

L’Atelier del Bosco, nella magica Villa Medici, continua a proporre, a cura dell’Associazione Zerynthia, mostre di maestri impegnati in coinvolgenti installazioni. A quella dei grandi, eleganti dipinti di Carla Accardi e all’evento di Jannis Kounellis, di forte impatto emozionale, è seguita l’azione visivo-sonora, altrettanto evocativa, di Michelangelo Pistoletto dai contenuti decisamente eco-ideologici, con cui l’artista ha affrontato, senza mezzi termini, la tematica del degrado ambientale ed umano particolarmente evidente nella capitale. Nella sala aperta alle esposizioni due opprimenti pareti di volumi neri, come minimali architetture di altoparlanti, esasperavano gli assordanti rumori dell’antica città invasa da moderni barbari (decibel), generando una sensibile attrazione/repulsione nei visitatori. Evidente il contrasto con la quiete del labirintico giardino che si eleva su Roma, tra concentrazione e dispersione di luoghi usati in modo diverso. Una mostra, dunque, impossibile da vedere e da sentire, certamente provocatoria. L’”Urlo della lupa” romana sollecitava la riflessione su uno dei più emblematici fenomeni della nostra in-civiltà indirizzando il pensiero verso problematiche più ampie, come quella della indifferenziazione favorita dall’invasiva globalizzazione. È stata questa un’altra delle iniziative artistiche del “laboratorio culturale” di Pistoletto che va attuando il suo progetto in Italia e all’estero, attraverso l’Ufficio dell’Uomo Nero, tra l’altro ampiamente ufficializzato all’ultima Documenta di Kassel.

Luciano Marucci

 [«Juliet» (Trieste), n. 89, ottobre-novembre 1998, pp. 77-78]