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BOLOGNA

L’evento espositivo SganOntano alla No Code non è stato di tipo convenzionale, ma un’originale installazione performantica che ha coinvolto tutti gli spazi della Galleria, anche i più marginali, con autorappresentazioni di Luigi Ontani in vari atteggiamenti e attraverso diverse tecniche espressive: nella quadreria con “immagini comportamentali meditate” (alcune in apparenza blasfeme) in ambiente celestiale; nei narcisistici ritratti fotopittorici; nella sfilata delle sempre possenti e sfavillanti ermestetiche; nelle ceramiche aeree e ad alto rilievo con l’inedito pannello “CainAbele” che rappresenta l’autore in versione androgina. Le opere, dunque, andavano cercate nei punti più impensati come in una sorta di caccia al tesoro che riservava piacevoli sorprese. Su tutti si facevano notare due intensi ‘acquerelloni’, come istantanee del suo inconscio, che dialettizzavano con quelli piccoli del piano superiore. Insomma, l’insieme, ben studiato e armonizzato, componeva il quadro della versatile poetica di Ontani che si è confermato identità forte e inconfondibile nello scenario artistico attuale. Ad ogni nuova uscita ripropone, rimescola, manipola, rigenera. Costantemente presente la sua vita creativa che relaziona ed identifica in provocatorie opere-paradosso. Lo spazio espositivo aveva lo stile della sua casa. Vi aleggiava un clima rigorosamente orientale: nell’aria un profumo d’incensi, nei vassoi cibi speziati, per le signore il terzocchio adesivo da applicare al centro della fronte. Coerentemente la cena con menù tipico si è svolta al ristorante “India”, presente il pigmaglione Lucio Dalla.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 94, ottobre-novembre 1999, p. 70]