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PESARO

La scultura intesa nel senso classico di manipolazione di alcuni tipi di materiali è stata superata da un pezzo e i giovani operatori a ragione la sentono troppo legata alla tradizione. Per dirla in breve, con il Dada, il Nouveau Realisme, la Pop Art e l’Arte Povera si è cominciato a far uso di objets trouvés, di ready mades e la scultura è diventata un’altra cosa: oggetto, assemblaggio, installazione, ambientazione... La mostra Ultrascultura, ospitata presso l’ex Pescheria, ricalcava questo orientamento giacché i nove artisti selezionati da Roberta Ridolfi (Gianluigi Antonelli, Paola Biagioli, Pierluigi Calignano, Michelangelo Consani, Dario Ghibaudo, Marina Paris, Luisa Raffaelli, Maurizio Savini, Francesco Scialò) si sono tutti espressi alla nuova maniera, ma non sono andati oltre il déjà vu della scultura più o meno oggettuale. La mostra, però, si è rivelata inconsueta in rapporto allo spazio che l’ha accolta, solitamente impiegato per nomi più affermati ed opere meno trasgressive. Il fatto che le esperienze giovani siano stata poste alla portata dei passanti, anche i più distratti, gioca a favore dell’arte contemporanea vorace di adepti come non mai.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 94, ottobre-novembre 1999, p. 75]