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SAN BENEDETTO DEL TRONTO

La duplice esposizione “Le arti della critica” di e su Achille Bonito Oliva, a cura di Angelo Capasso, ha chiuso in bellezza l’attività dell’Amministrazione comunale uscente. Alla Palazzina Azzurra i ritratti e le altre testimonianze per ABO di Chia, Cucchi, Paladino, Clemente, De Maria, Schifano, Germanà, Pizzi Cannella, Boetti, Lupertz, Mondino, Ontani, Kunc, Nunzio, Kostabi, Jakober, Ugo e Maria Mulas, Catalano, Toscani, Warhol… Al nuovo centro per le arti visive Villa Piacentini le sue scelte critiche: autori di primo piano del panorama artistico del Novecento. Punto di partenza “Futurballa”, quindi il percorso si snodava attraverso nomi storici e largamente affermati, quali De Chirico, Duchamp, Fontana, Klein, Accardi, Manzoni, Schifano, Festa, Pascali, Boetti, Warhol, Beuys, Colombo, Agnetti, Pistoletto, Merz, Kounellis, Paolini, Fabro, Isgrò, Kosuth, Schifano, Le Witt, Gilbert & George… Naturalmente anche qui erano presenti i cinque della Transavanguardia da Achille teorizzata ed esportata infrangendo l’egemonia americana e contaminando la cultura nord europea. E non mancavano i più giovani: Bianchi, Pirri, Haring, Basquiat, Kirchhoff, Pancrazzi, Martegani, Beecroft, Moro, M. Cingolani, Woodman... Questa esposizione era divisa in ‘stanze’ introdotte da testi esplicativi. Il tutto supportato da un catalogo (Skira) che ripercorre la trentennale carriera del critico militante attraverso una serie di scritti, i suoi “Dialoghi da camera”, i “Dialoghi immaginari” e altro ancora, utile a tracciare l’identità di un protagonista, arbitro delle sorti dell’arte nostra in Italia e all’estero. Uno studioso dalle doti creative e organizzative, capace di focalizzare tendenze e contribuire a far evolvere contesti culturali. Quindi, l’autoesposizione di Sben è servita a puntualizzare e riaffermare l’attualità del suo pensiero e del suo agire. Di fronte alla vacuità di buona parte della giovane critica, l’evento ci ha ricordato, se mai ce ne fosse bisogno, la consistenza del suo scrivere e del suo operare.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 104, ottobre-novembre 2001, p. 78]