Home arrow Viaggi nell'arte arrow Transiti arrow C. Bonfiglio / O. Galliani (n. 114/2003)
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MARCHE

Clara Bonfiglio, conosciuta anche per l’appartenenza al gruppo del “Nuovo Futurismo”, è approdata a Montecassiano, nell’insolita Galleria Piazza delle Erbe di Roberto Rossini che ha trasformato la sua villa di campagna in un caratteristico luogo espositivo, di soggiorno per operatori visuali e di scambi culturali pure con l’estero. Nella personale, allestita con sobrietà ed eleganza, l’artista milanese ha presentato opere improntate all’ironia e al gioco, ma con forti implicazioni sociali, affrontando i temi della tolleranza, della solidarietà e della pace. Significativo, in questo senso, il titolo della mostra, “SA – 80 A2” (sigla dell’arma più letale usata dagli americani in Iraq). C’erano cinque segnaletici cuori-bersaglio contornati di un “fregio verbale”, dove si leggeva “Take my heart”; grandi birilli di legno collocati sul pavimento (che alludevano alla convivenza tra le razze); otto disegni, disposti a taglio sulle pareti, con sagome di mani di bambini nell’atto di sparare (finzione ludica che riapriva la piaga, tristemente attuale, degli adolescenti che partecipano ai conflitti, spesso rimanendone vittime inconsapevoli). Quindi, a parte le attraenti cromie e le seducenti forme, frutto di esperta manualità, l’arte della Bonfiglio non può essere considerata autoreferenziale. Le opere tridimensionali e installative, che nascono da originali ideazioni, rigore progettuale e metodo costruttivo, sono nutrite da una precisa ideologia sorretta da valori umani e storici; mentre la scrittura-immagine, che spesso le connota, stimola l’osservatore a leggere anche le motivazioni di fondo.

La Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno, che vanta una notevole collezione di olii e disegni di Osvaldo Licini, da luglio a settembre ha proposto “Disegnata”: esemplare mostra di Omar Galliani curata da Marisa Vescovo. Proprio in omaggio a Licini, alcune opere erano ispirate al tema del volo e della trascendenza; altre appartenevano al ciclo dei “Mantra per Laura” con idealizzati ritratti femminili. Inoltre, c’erano i dipinti “siamesi” con figure specchiate e le “Nuove Anatomie” dell’ultimo periodo, con volti dormienti o in meditazione, indotti dai recenti esperimenti biogenetici. E non mancavano significativi esempi tridimensionali a conferma del suo mirato eclettismo. L’insieme in una serrata e vitale dialettica tra storia e quotidiano che evita la retorica del già visto e legittima il suo linguaggio postmoderno. Ancora una volta l’artista si è ripresentato al pubblico con quadri che esibiscono al meglio i risultati raggiunti, nonché le potenzialità disegnative e pittoriche. Associando al colore un  segno - ora calibrato o immediato, ora essenziale o addensato -  riesce a tracciare o a definire magistralmente le immagini, a esplorare l’interiore e a sconfinare nella dimensione esoterica. I lavori  non lasciano dubbi sulla sua particolare formazione culturale e la vocazione artistica sviluppata con grande dedizione al ‘mestiere’; sulla propensione per simbologie fortemente evocative, la capacità di metabolizzare materiali eterogenei e di strutturare la composizione creando effetti estranianti e levitanti. Peculiarità rafforzate dalla tensione della ricerca, da un certo atteggiamento concettuale e dalla sensibilità poetica.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 114, ottobre-novembre 2003, p. 73]