MARCHE Dal 1997 è attiva Civitanova Arte, che fin qui aveva privilegiato artisti marchigiani. Quest’anno, in collaborazione con la Fondazione Mazzotta, ha voluto portarsi in ambito internazionale, presentando oltre cento opere grafiche del mitico Andy Warhol, tra la metà degli anni Cinquanta e gli Ottanta; alcuni esempi delle prime tavole disegnate a mano; un libro di cucina da lui illustrato; sue copertine di dischi (Rolling Stone, Velvet Underground, L. Read, J. Cale, Morrison Aretha Franklin, Paul Anka); film d’essai, provocatori e dissacranti, che all’epoca suscitarono scalpore, ma fecero scuola, e non solo ai registi del cinema indipendente. Il vate della società del “cannibalismo” dei consumi, delle immagini pubblicitarie, dei fatti di cronaca più clamorosi, dei personaggi più glamour dello show business ha trovato l’ennesima, meritata consacrazione. Warhol è stato e resta colui che meglio di ogni altro ha saputo “identificare e riprodurre, facendone vera arte, le icone dell’immaginario collettivo americano”. Il catalogo documenta adeguatamente la vita e la produzione dell’artista americano, anche attraverso approfonditi testi di Achille Bonito Oliva, Ada Masoero, Laura Ravasi. Dà modo di rivisitare i suoi momenti italiani: Ferrara, con la mostra Ladies and Gentlemen a Palazzo dei Diamanti; Napoli nel 1980 dove, per volere di Lucio Amelio, ci fu l’incontro Warhol-Beuys; Roma per l’esposizione Warhol verso De Chirico, al Campidoglio; Milano, pochi giorni prima dell’immatura scomparsa, dove alle “Stelline” presentò le serigrafie ispirate all’Ultima Cena di Leonardo. Il Comune di Falconara Marittima, tra maggio e giugno, ha attuato un ricco e insolito programma di “eventi e laboratori” denominato “Continente Donna”: territori di femminile contemporaneità tra Arte, Letteratura e Teatro”, con la partecipazione di artiste e scrittrici. Tra gli altri, un incontro con Silvia Ballestra – in cui si è parlato di legami e maternità a partire da Nina - il suo ultimo romanzo – e, a cura di Antonella Micaletti, l’esposizione “Sotto la gonna lo sguardo” di Silvia Fiorentino, punto di arrivo di un percorso che aveva visto protagoniste le donne della città, ritratte e intervistate. I visitatori sono stati coinvolti in una installazione multimediale in cui immagini, sculture, luci e suoni si proponevano di restituire “l’emozione di un viaggio tra reale e immaginario”. Così, dentro due grandi gonne sospese al soffitto, si determinavano differenti situazioni emotive per la presenza di volti di donne che rimandavano all’uso delle immagini intese come storia. Altro protagonista, lo spazio circostante - a cui la Fiorentino dà sempre un valore preminente, non dimentica di essere un architetto – vivificandolo con forme espressive legate ad ambiti culturali differenti che implicano una partecipazione plurisensoriale. Tra le province marchigiane, quella di Pesaro è certamente la più vitale quanto a proposte per l’arte contemporanea. Cuore pulsante il Centro Arti Visive “La Pescheria” e le manifestazioni della Galleria Franca Mancini. Quest’anno, un gruppo di comuni consorziati ha permesso di attuare un’originale iniziativa, W LO SPAC (Sistema Provinciale d’Arte Contemporanea), concretizzatasi in una formula poco sfruttata: quella di esposizione diffusa sul territorio, alla scoperta delle opere inserite in contesti paesaggistici e storici di una certa rilevanza. L’idea è stata dell’Assessore alla Cultura della Provincia, Paolo Sorcinelli; la cura di Renato Barilli. Quattordici gli artisti coinvolti, tutti della Regione, per nascita o elezione: Stanislao Pacus presentato ad Acqualagna; Maurizio Arcangeli, Luigi Carboni, Claudio Cesarini, Maurizio Mercuri, Sabrina Muzi a Cagli; Pier Paolo Calzolari a Fossombrone; Giovanni Termini a Frontino; Enzo Cucchi, Gino De Dominicis (l’unico non vivente) e Giuliano Vangi a Pesaro; Arnaldo Pomodoro a Pietrarubbia; Paolo Icaro a Tavullia; Eliseo Mattiacci a Urbino. Gli otto comuni hanno messo a disposizione palazzi, chiese solitarie, rocche imponenti e perfino una neviera. L’inaugurazione dell’itinerario artistico si è tenuta in due giorni; mentre gli amatori hanno avuto un mese per visitare le diverse stazioni del percorso e, magari, unire l’utile al dilettevole. Le mostre, attraverso la qualità delle opere degli autori ‘storici’ e delle ultime generazioni, hanno messo in luce la vitalità dell’arte delle Marche. Les Rencontres Rossiniennes, che ogni anno si tengono presso la Galleria di Franca Mancini a Pesaro, in concomitanza con il Rossini Opera Festival, anche nel 2004 ha coinvolto, nella specificità della musica classica, un prestigioso protagonista delle arti visive, Luciano Fabro, il quale ha realizzato “Giocano”: installazione con una serie di colonne cartacee che visualizzavano spettri sonori multicolori elaborati al computer, recanti alla base candide uova di volatili, e apparecchiature elettroniche che ‘eseguivano’ un’orchestrazione stridente, formata da rumori di una natura primaria (registrazione delle ‘voci’ di uccelli) sovrapposti ai suoni di una partitura rossiniana dai noti crescendo. L’artista, proseguendo nella ricerca di effetti ‘strani’ che il musicista pesarese aveva introdotto nella sinfonia del “Signor Bruschino”, ha voluto esibire una sua ‘composizione’ per occhi e orecchie. Dunque, una “interpretazione” decisamente concettuale che evidenzia la versatilità, il dinamismo e la valenza intellettuale che hanno caratterizzato la sua investigazione, fin dai gloriosi anni Sessanta, quando operava, con motivazioni del tutto personali, nell’area della nascente Arte Povera. In quest’ultimo lavoro, che ‘strumentalizza’ perfino le sofisticate invenzioni dell’informatica, la materia perde ogni consistenza fisica per sublimarsi in spiazzanti spazi sonori e culturali. È ormai consuetudine che gli amministratori di Ripatransone, splendida cittadina picena da cui si domina un panorama a 365 gradi di insolita bellezza, mettano i loro spazi storici a disposizione di operatori visuali che espongono per la prima volta, ancora studenti delle Accademie. Alla sesta edizione di Anteprima (a suo tempo ideata dal pittore Gianfranco Notargiacomo) è stata data ospitalità a “Brera”, che ha selezionato dodici giovani: Maria Cristina Carpi, Massimiliano Del Moro, Marco Donnarumma, Emilio Gergati, Am Ko, Pierfrancesco Lerose, Marco Mazzoni, Natasha Melis, Stefano Spera, Luana Valdes, Kang Yang Won, Veronica Zanardi. Tutti hanno dimostrato come la scuola frequentata li abbia informati sulle esperienze dell’arte contemporanea, dalle tecniche tradizionali a quelle attuali. E ciascuno, secondo la propria sensibilità, ha fatto tesoro degli stimoli visivi e culturali ricevuti. Giustamente, la curatrice Paola Pallotta ha tenuto ad evidenziare in catalogo gli stili piuttosto diversificati, dall’ “ammirevole memoria” dei concettuali e dei poveristi classici, alla pittura figurativa e astratta di stampo espressionistico, alla video e digital art dell’ultimo decennio, senza disdegnare coinvolgimenti interdisciplinari. Gli autori, al di là di qualche reminiscenza didattica, hanno cercato di andare oltre l’accademismo per la voglia di trovare una loro identità tra i linguaggi di punta. Particolarmente significative le opere di Mazzoni e della Zanardi. Luciano Marucci [«Juliet» (Trieste), n. 119, ottobre-novembre 2004, pp. 75-76]
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