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PESARO

La mostra di Jan Vercruysse al Centro Arti Visive Pescheria ha dato all’ex Chiesa del Suffragio un’assonante connotazione commemorativa. L’artista belga, per realizzare l’installazione, ha stabilito una relazione visiva e concettuale con lo spazio dodecagonale per appropriarsene e, nel contempo, per restituire ad esso la “qualità del luogo”. Così ha disposto “frammenti” di sue precedenti opere sulla metà di ciascuno dei raggi tracciati dai dodici angoli verso un cerchio centrale. Da qui il titolo “Ventaglio” dove i diversi elementi, ordinati secondo un progetto razionale che richiama il design, per la precisa impostazione e il calibrato uso di colori e materiali formavano una costellazione minimale che dialettizzava perfettamente con lo spazio orizzontale e verticale dell’ambiente disadorno. La disciplinata composizione, ad ogni fine settimana, è stata integrata da brevi esecuzioni musicali che rompevano il silenzio dell’opera. Essa – come l’artista stesso ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Ludovico Pratesi, curatore dell’esposizione - conferma che la musica è una presenza costante nel suo lavoro. Vercruysse - dimostrando ancora una volta coerenza, rigore e partecipazione agli eventi che lo riguardano - ha voluto il catalogo con la copertina blu (“il colore della speranza, con la promessa di violenza”) e soltanto lo schema dell’installazione, una pagina con sue dichiarazioni e un sintetico apparato bio-bibliografico.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 134, ottobre-novembre 2007, p. 90]