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ASCOLI PICENO

Le tre personali di Terenzio Eusebi al Contemporaneo di Jesi, alla Galleria Insieme di Ascoli Piceno e presso la Galleria Exhibition Art di Fano (le ultime, rispettivamente, su presentazione di Valerio Dehò e Gian Ruggero Manzoni), hanno permesso di conoscere la sua recente produzione che merita certamente una maggiore attenzione critica: opere su carta, sculture in ceramica e in marmo di Carrara,  proposte come organiche installazioni grafico-pittorico-plastiche ben relazionate agli spazi espositivi. L’artista ascolano, sperimentando nuovi materiali dalle particolari potenzialità estetiche e insoliti procedimenti, ha ormai definito la sua cifra stilistica, pur restando aperto a ulteriori investigazioni e alla volubilità dell’immaginario legato alla sua interiorità e ai cambiamenti della realtà esterna. Questi raffinati, sensuosi e allusivi lavori nascono dall’associazione di componenti astratto-figurali, da forme naturali e da geometrie di architetture utopiche - che rimandano all’arcaico e a culture umane, ma anche al proprio vissuto  - resi con sensibilità poetica e freschezza linguistica. Sono porzioni di un mondo, intimo e misterioso, abitato da animatrici energie sotterranee, che ci fanno vivere l’instabile sogno dell’arte con le sue inspiegabili illogicità. Dagli oggetti scultorei - singoli o variamente aggreganti, derivanti da progetti con una definizione che li rende autonomi - emergono soggettivi, alchemici paesaggi plastici dalle sottili mutazioni cromatiche, connotati da forme simboliche e metamorfiche che rappresentano il visionario e fragile universo privato dell’autore, esplorato per il bisogno di autoconoscenza e per stimolare l’introspezione. L’osservatore, quindi, viene emozionato e trasportato negli estranianti territori dell’incertezza - del tempo passato e del nostro presente - tra interrogativi che appartengono alla biografia di Eusebi in cerca di verità impossibili.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 139, ottobre-novembre 2008, p. 67]