Home arrow Viaggi nell'arte arrow Transiti arrow Mazziero-Amadio-Bruni / Mercuri, Morandini (n. 78/1996)
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ASCOLI PICENO

Esclusivamente arte giovane alla Galleria Franco Marconi di Cupramarittima. Per la verità, di questi tempi si sente un vero bisogno di spazi che lavorino in tale direzione. C’è la voglia di scoprire, di verificare, di trovare qualcosa di vivo che restituisca la speranza su ricerche propositive. E così si va in cerca di nomi nuovi come Mauro Mazziero che ha occupato l’intero ambiente espositivo con un suggestivo tappeto di foglie morte da calpestare relazionato con dettagli fotografici di luoghi marginali nel tentativo di restaurare un rapporto elementare tra arte e natura. “Angeli in frantumi” è il titolo del lavoro multimediale di Andrea Amadio composto da una installazione tra pittura, scultura, fotografia, proiezioni di dia-color e musica. L’evento, ricco di immagini, significati e silenzi metafisici, ha come protagonista la simbolica figura dell’angelo portatore di lieti eventi capace di contrastare accadimenti terreni di segno negativo. Sonia Bruni, infine, ha proposto un lavoro sul binomio vita-morte con interventi plurisensoriali di forte impatto emotivo. La sua poetica tende a visualizzare la dicotomia corpo/spirito da cui deriva una posizione pessimistica che da soggettiva si fa cosmica. Unica via d’uscita l’arte come momento di sublimazione capace di comporre il dualismo.Il senigalliese Giorgio Mercuri al Centro d’Arte l’Idioma ha portato astrazioni di desolati paesaggi naturali con evidenti riferimenti ai luoghi del vissuto che indaga pittoricamente con partecipazione emotiva. L’impianto dell’opera risente degli studi fotografici e le forme esibite rappresentano aree topografiche in verticale con tracce di interventi umani; la materia-colore è densa e nasconde all’interno valori sensibili, mentre gli accostamenti cromatici,  netti e luminosi, costruiscono stratificazioni, visioni astratto-figurali perse nella memoria, ma incombenti. I lavori di Gi Morandini, esposti subito dopo, danno una sufficiente indicazione della sua ricerca: dal linguaggio pop degli esordi all’attuale fase in cui astrazione-gesto-concetto sono combinati armonicamente. All’inizio era evidente il tentativo di far convivere kaos (rappresentato dal supporto, visto come spazio del possibile, e dal medium) e necessità (intesa come desiderio di disciplinare il tutto). Successivamente hanno prevalso la filosofia neosemplice e quella Zen. L’artista bresciano non nasconde che ad incanalare la sua poetica abbiano contribuito anche teorie di operatori concettuali come Venet e Darboven e creativi indipendenti come Klee e Munari. Dai diversi insegnamenti sono derivati l’uso simbolico dei colori in rapporto alla salvaguardia ambientale, il ricorso alla scrittura come gesto-immagine, la congiunzione di regola e libertà, l’atteggiamento mentale. In sostanza, l’opera di Morandini si fa apprezzare per semplicità e capacità di sintesi, ma anche per la linearità funzionale alla comunicazione e l’idea che riesce a frenare il virtuosismo pittorico.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 78, giugno 1996, p. 62]