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Intervista di Erika Fumagalli a Luciano Marucci 

 

Erika Fumagalli: Qual era l’obiettivo centrale dell’VIII Biennale d’Arte Contemporanea di San Benedetto del Tronto sul tema “Al di là della pittura”?

Luciano Marucci: Associare alle arti visive altri linguaggi creativi solitamente esclusi dalle esposizioni, dal momento che la realtà culturale è complessa e non a senso unico. Parallelamente presentare le esperienze extrapittoriche più innovative - quelle che stavano dando il maggiore contribuito al rinnovamento della pittura e della scultura ancora legate ai vecchi canoni -  promuovendo un confronto tra la nascente Arte Povera e la dominante Arte Tecnologica. Quindi, stimolare ulteriormente l’evoluzione in atto. L’insieme supportato da iniziative educative che davano la giusta importanza al coinvolgimento degli spettatori. 

 

La manifestazione ha avuto un impatto positivo sul pubblico?

La molteplicità delle proposte inedite, lo sconfinamento dell’opera e delle ‘azioni’ sul paesaggio (urbano e naturale), alcuni environnements interattivi e la valenza spettacolare avevano richiamato un insolito numero di visitatori. L’avvenimento oggi viene ricordato come esemplare operazione propositiva. La recente edizione del Cd-Rom, realizzato dalla Mediateca delle Marche per rievocare l’evento, evidenzia, appunto, le anticipazioni sui più significativi orientamenti che caratterizzano l’arte di questi anni: dall’uso di modalità non convenzionali all’espansione dell’opera anche negli spazi non istituzionali, agli interventi site-specific e alle tendenze performative; dalle contaminazioni dei generi alla dialettica fra le discipline; dalle videoinstallazioni alla multimedialità e alla plurisensorialità. Tutti orientamenti che, in una certa misura, sono indotti dalla necessità di creare un più stretto rapporto tra l’opera d’arte e la gente, di dare nuove emozioni attraverso mezzi espressivi più vivi. 

 

La realizzazione della rassegna nel periodo estivo rispondeva a interessi turistici?

Può darsi che la manifestazione inizialmente sia stata costituita dall’Ente organizzatore per offrire cultura artistica ai villeggianti. Ma Dorfles, Menna ed io, realizzando l’VIII edizione avevamo pensato soltanto a un’esposizione alternativa, anche se certi suoi aspetti potevano incontrare il favore del pubblico. Un grande evento a cadenza biennale, se riesce a distinguersi dai tanti altri e  ad avere una funzione evolutiva, può creare una buona immagine alla città, ma non deve restare un episodio isolato. C’è bisogno di attuare un serio programma continuativo per la formazione dei residenti. A San Benedetto non vedo né l’una né l’altra possibilità, perché mancano una classe politica all’altezza e le altre condizioni. Anche allora questi motivi mi indussero a non dare più seguito alla Biennale.

 

Secondo lei vi sono differenze sostanziali tra l’esposizione sambenedettese del 1969 e gli eventi di “scultura all’aperto” di Parma e Rimini del 1973?

Poiché “Al di là della pittura” era ideata con criteri decisamente interdisciplinari, l’esposizione andava oltre la tradizionale specificità pittorica e plastica. Sicché non era basata su opere bidimensionali o scultoree, ma su lavori relazionati agli spazi espositivi o a quelli esterni. Faccio notare che rientravano in questa produzione anche gli oggetti a funzione estetica della sezione del “Multiplo internazionale”. Va ricordato che la ‘scultura’, fin dalla seconda metà degli anni Sessanta, ha perso progressivamente le sembianze ‘storiche’ (fisicità, monumentalità e tracce della manualità) per fondersi con la pittura e trasformarsi in ‘opera oggettuale’. È scesa dal piedistallo per entrare nello spazio vitale e integrarsi con i luoghi artificiali o naturali. Si è vivificata identificandosi con l’autore, si è proposta solo come progetto o dematerializzata totalmente sfruttando le nuove tecnologie. Da questi sensibili cambiamenti è nata “Skulptur Projekte” di Münster, la più importante rassegna del genere, concepita con principi moderni rispetto alle abituali mostre di opere tridimensionali all’aperto. 

 

gennaio 2009 

 

(da ERIKA FUMAGALLI, San Benedetto del Tronto, Parma e Rimini: tre episodi d’arte nello spazio urbano tra fine anni Sessanta e inizio anni Settanta, tesi di laurea dell’Università degli Studi di Milano – Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea Magistrale in Storia e Critica dell’Arte, relatore prof. Silvia Bignami, correlatore prof. Giorgio Zanchetti, a.a. 2007-2008, pp. ...)