Home arrow Viaggi nell'arte arrow Transiti arrow Giorgio Cutini (n. 146/2010)
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ASCOLI PICENO

È nota la passione dei medici per le arti visive, ma nel caso di Giorgio Cutini la professione di chirurgo si confonde con l’attività artistica di fotografo, tutt’altro che marginale, sia per la continuità e gli esiti della ricerca, sia per la produzione e il numero delle personali. Alla mostra di Palazzo dei Capitani, “Udir con gli occhi”, accompagnata da un testo di Francesco Scarabicchi, ha presentato una selezione di lavori in bianco e nero, datati e nuovi. Specialmente i cicli tematici “Cinetica dell’armonia” (2005-2008) e “Vertigini del movimento” (1995) evidenziano coerenza linguistica in progress. I singoli lavori non ostentano vedute banali e retoriche, ma tendono all’astrazione e all’evocazione. Da essi emerge il ruolo primario della luce in dialettica con i toni scuri, ora in gradazioni delicate, ora dai contrasti marcati. Quelle illuminazioni dal potere sublimante de-costruiscono le forme originarie sottraendo fisicità, per cui risultano essenziali, indefinite, precarie, senza peso. Grazie anche all’esperto uso del mezzo fotografico al servizio dell’idea motivante, gli elementi costitutivi sono esaltati negli aspetti più sensibili; dissolti, animati di silenziose ed emozionanti presenze in movimento. Da qui la stimolazione della percezione soggettiva verso le sue metamorfosi dematerializzate, le sensazioni poetiche e perfino musicali. Anche l’inquadratura del soggetto, spesso decentrato, concorre a intrigare lo sguardo. Ovunque si manifesta l’aspirazione a vincere la fredda e stereotipata oggettività. Solo nella serie “Occasioni E” (1994) la struttura architettonica di riferimento è esibita in primo piano, ma per sfruttarne la suggestiva valenza grafico-prospettica; mentre in quella sul “Mistero della fede”, con gli scatti del 1973 ad Assisi, l’autore svela la partecipata religiosità e l’abilità nel cogliere coinvolgenti momenti del rito liturgico in cui i protagonisti appaiono in veste di espressive figure simboliche e misteriose dell’arcana devozione cristiana. Insomma, le istantanee di Cutini sembrano pretesti per elaborare mutazioni di forme e provare che anche le cose più comuni possono essere individuate e nobilitate artisticamente per provocare godimento estetico e meditazione. L’ampia esposizione comprendeva anche due installazioni a quattro mani con l’inventivo artista Bruno Mangiaterra, dove le stampe fotografiche su supporto tridimensionale o in sequenza bidimensionale sono concettualmente e liricamente combinate con materiali eterogenei.

Luciano Marucci 

 

[«Juliet» (Trieste), n. 146, febbraio 2010, p. 87]