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ASCOLI PICENO

Claudio D’Angelo, dopo la personale alla Libreria Rinascita - in cui il medico-fotografo Giorgio Cutini aveva presentato il suo libro di poesie Echi d’ombre -  ha  riproposto in tre mostre la produzione dagli anni Sessanta ad oggi. Nel suggestivo Battistero l’evocativa installazione Frammenti di cielo, dalla sacralità laica, si compenetrava armonicamente con la religiosità del luogo. Presso lo showroom Insieme erano esibiti Spazi interiori: dipinti della prima fase connotati dalla calibrata strutturazione di reiterati segni neri su tela bianca. L’esposizione al Centro l’Idioma presentava le opere più recenti sul tema delle “Ninfe boschive” con sottili allusioni ad aspetti della Natura. Così la panoramica selezione dei lavori evidenziava che l’artista ha sviluppato caparbiamente una ricerca linguistica fondata sul rigore compositivo e sull’essenzialità; l’uso dominante del bianco e nero; la dialettica tra segno e spazialità del candido supporto; la de-costruzione di soggetti aniconici. Tra le altre costanti riscontrabili, la valenza ottico-dinamica e i netti contrasti luminosi; l’attenzione per gli equilibri formali e interiori; il pensiero razionale e il lirismo; le raffinatezze cromatiche dei rari colori impiegati. In più, questi caratteri svelano la sua piena dedizione all’arte, le idealità umane e le intime inquietudini esistenziali. Nel tempo il bisogno di esprimersi al meglio con gli strumenti del contemporaneo, sia in senso estetico che poetico, lo ha stimolato a contaminare la nitida superficie piatta o estroflessa del quadro con materiali eterogenei; ad alleggerire il calcolo con la fantasia; a  nutrire la pura astrazione con frammenti di immagini reali e simboli; a realizzare perfino opere site specific. Al di là del giudizio di qualità sui singoli artefatti del percorso creativo, l’attività di D’Angelo può rappresentare un esempio di intellettuale controcorrente nell’odierno contesto culturale dove prevalgono omologazione, provincialismo e approssimazione; ossia una luce Oltre il buio, come dice il titolo che accomuna i tre eventi.

Luciano Marucci 

 

[“Juliet” (Trieste), n. 155, dicembre 2011-gennaio 2012, p. 85]