Home arrow Viaggi nell'arte arrow Transiti arrow Tullio Pericoli / Pino Pascali / Eliseo Mattiacci (n. 159/2012)
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PESARO

Ormai da anni la Galleria Franca Mancini - nell’ambito del Rossini Opera Festival - organizza una mostra riferita a Variazioni su temi rossiniani. Per il 2012 è stato prescelto Tullio Pericoli che in Quelques riens pour Rossini ha reso esemplare omaggio al musicista pesarese presentando gli inventivi e raffinati studi da lui eseguiti dieci anni fa per le scene de Il Turco in Italia all’Opernhaus di Zurigo e una nutrita serie di ritratti realizzati per l’occasione. Va ricordato che l’artista sfrutta anche nella pittura, sempre praticata con entusiasmo, le doti disegnative, in particolare di ritrattista, sperimentando spontanei e studiati procedimenti manuali, funzionali alla rappresentazione astratto-figurale del paesaggio marchigiano delle sue origini. Così, per ri-creare i lineamenti del geniale compositore, spesso ha combinato le due esperienze, formando un doppio ritratto: quello grafico, che individua i caratteri del personaggio, e quello pittorico delle memorie territoriali - strutturato come allusivi brani di partiture - che contestualizza il musicista nello scenario naturale-teatrale del suo vissuto. La simbiosi fra le componenti stimola la percezione fisiognomica e lirica dell’estroso, prolifico Rossini ed esalta i due aspetti identitari. Il tutto attraverso acute osservazioni e analisi; l’uso dei più attendibili mezzi espressivi della tradizione, sapientemente rigenerati; segni introspettivi e liberi, letterari e musicali che decorano i soggetti e ne ampliano profondità e spazialità, movimento e armonia. L’autore in alcuni quadri ha metabolizzato modalità linguistiche di altri, affini alle sue, ottenendo esiti inattesi tutt’altro che ripetitivi e retorici. Ogni lavoro, pur essendo ben definito, fa parte di un processo performativo - programmato e immediato - da cui deriva una sequenza di immagini diversificate, leggere e comunicative. All’opening - presenti personalità della cultura tra cui Umberto Eco, Pier Luigi Pizzi e Philippe Daverio - hanno esaminato le opere esposte il musicologo Bruno Cagli e il semiologo Paolo Fabbri, il quale ha dialogato con Pericoli. Al termine, a cura di Cornelia Mattiacci, il dj Luca Mortellaro ha proposto la sua rielaborazione elettronica di pezzi rossiniani.

Non tutti conoscono l’attività che Pino Pascali - prima di diventare esponente di spicco dell’Arte Povera e precursore di quella comportamentale (da ricordare il film SKMP2 di L. M. Patella) - ha svolto nel campo della pubblicità televisiva e del cinema, realizzando agli inizi degli anni Sessanta disegni, scatti fotografici, story boards e pupazzi di cartone e altri materiali. Ora questa singolare produzione, grazie alla solerzia di Ludovico Pratesi coadiuvato da Daniela Ferraria, è stata presentata per la prima volta in uno spazio museale italiano, la Fondazione Pescheria Centro Arti Visive, nella mostra L’altro Pascali. All’interno del loggiato sono state allestite un centinaio di opere autografe tra studi, disegni su carta o acetato e collages provenienti dall’Archivio Pascali; nell’ex Chiesa del Suffragio fotografie degli spot e tre video proiezioni, ben documentate, di Carosello, Intermezzo, TV7, popolari programmi televisivi ancora nella mente degli italiani meno giovani. Il ritrovamento dei filmati nelle teche Rai si deve al critico cinematografico e regista Marco Giusti che li aveva già proposti nella sezione Slittamenti della Biennale di Venezia del 1993, diretta da Achille Bonito Oliva. In questo ambito l’artista rivela tutta la vena umoristica in parte riscontrabile nei paradossi delle inventive opere tridimensionali e nelle ‘azioni’ che avevano stimolato la giovane arte romana e l’Arte Povera. In catalogo, oltre ai testi dei curatori, quello di Vittorio Rubiu (scritto per la personale alla Galleria Arco D’Alibert di Mara Coccia) e alcune interviste a Giusti e a Sandro Lodolo, il regista, scenografo e grafico scomparso nel 2009, esperto conoscitore dei disegni di Pascali con il quale aveva collaborato per un decennio.

Nel Convento dei Servi di Maria il Comune di Monteciccardo ha organizzato il sesto appuntamento di Memoriale nel Convento. Dopo Cucchi, Spalletti, Merz, Paolini e Kounellis, è stata la volta di Eliseo Mattiacci che, ispirato dal luogo isolato nella campagna, ha rielaborato il suo lavoro Sette corpi di energia, esposto nella Galleria Jolas di Milano nel 1973. Al centro della sala più grande figurava un’emblematica scultura composta di setti calchi in metallo (tronchi di quercia senza corteccia, tagliati in modo da creare una sorta di boschetto). Sulla sommità di un elemento la copia della scultura di una divinità precolombiana, protettrice dei fiori e simbolo di fertilità. Nelle altre sale i disegni preparatori - che ne evidenziavano la processualità visiva e mentale - e altri riconducibili al progetto Nel bosco (mai formalizzato) di cui resta testimonianza grafica e descrittiva nelle pagine dell’importante rivista A.E.I.U.O. del dicembre 1983. Quindi l’insieme è tornato a dialogare con la natura circostante e rimandava al percorso creativo dell’artista, caratterizzato da forme originarie, manualità e materia, energie sotterranee e cosmiche, ritualità arcaiche, recupero della tradizione. La mostra, attentamente curata da Ludovico Pratesi, era corredata, come al solito, da un piccolo, ma elegante e accurato catalogo. È augurabile che l’occasione espositiva sia il preludio di un omaggio retrospettivo a questo importante scultore marchigiano, pur sapendo che molte sue mastodontiche realizzazioni in ferro non sarebbero di facile collocazione.

Luciano Marucci  

 

[“Juliet” (Trieste), n. 159, ottobre-novembre 2012, p. 93]