Home arrow Viaggi nell'arte arrow Transiti arrow Recensione Manifestazione Giancarlo Politi Macerata (n. 187/2018)
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MACERATA

Nel clima di grande tensione sociale e politica per i tragici fatti che hanno sconvolto la città, la locale Accademia di Belle Arti, ha inaugurato il nuovo anno di studi con gli interventi del presidente Evio Hermas Ercoli e della direttrice Paola Taddei. La manifestazione includeva l’assegnazione del titolo di Accademico Onorario con Laurea Honoris Causa e del Premio Svoboda a Giancarlo Politi, fondatore e per mezzo secolo editore e direttore della rivista “Flash Art”. Un personaggio che io avevo frequentato prima del 1967, quando ci ritrovavamo proprio a Macerata, e più tardi a Roma, con altri compagni di strada, accomunati dalla passione per l’arte che in quel periodo si andava evolvendo. Giancarlo, dopo una parentesi come poeta e critico letterario, iniziava il percorso che Laura Cherubini (docente all’Accademia di Brera e collaboratrice della testata), nella sua “Laudatio” ha rivisitato puntualmente. Nel focalizzarne il ruolo di vero maestro, ha sottolineato che ha saputo fare formazione come pochi attraverso una nuova visione dell’arte e idee propositive; che la sua rivista è stata una palestra di lancio per un gran numero di critici, artisti e curatori, oggi di primo piano (e ha elencato i nomi). Tra l’altro, grazie alla lunga attività svolta, egli ha costituito un vasto archivio di documenti che fanno la storia del contemporaneo.

Politi nella sua “Lectio magistralis” si è rivolto principalmente ai tanti studenti presenti nell’affollata sala, dichiarando che è un’impresa ardua affermarsi come artista, perché occorre determinazione, linguaggio personale e alta qualità del lavoro, conoscenza delle strategie che governano il sistema dell’arte e una buona dose di fortuna, dal momento che nel settore la concorrenza è spietata. Su richiesta di Laura ha rievocato le difficoltà che la rivista aveva dovuto superare per la sua redazione e diffusione, in Italia e all’estero. Agli esordi era ancora alla ricerca di una identità e, preso dalla travolgente passione, nel 1967 si trasferì da Trevi (suo paese natale) a Roma, dove cominciò a pubblicare “Flash Art” (allora di poche pagine) “per un atto di disperazione”. Subito si pose l’obiettivo della qualità, di dare le giuste informazioni sulle nuove tendenze e sugli artisti emergenti, di guardare agli sconfinamenti disciplinari e curava personalmente anche la grafica e le pagine pubblicitarie. Nel tempo la rivista era diventata più corposa e nel 1978, durante un viaggio a New York, già centro pulsante dell’arte contemporanea, egli si rese conto della necessità di proporre anche un’edizione in lingua straniera. Nasceva così “Flash Art International”. Un grande aiuto gli derivò dalla critica d’arte e curatrice cecoslovacca Helena Kontova, divenuta poi sua moglie, esperta, in particolare, dell’area balcanica e del Sudamerica. Ora esce anche “Flash Art online”, ma Giancarlo pensa che la moda di queste pubblicazioni stia passando e che l’editoria di nicchia abbia cominciato a riaffermarsi per la qualità critica dei testi. Poiché gli è difficile seguire e comprendere le nuove espressioni artistiche, da circa un anno ha passato la mano alla figlia Gea che sta lavorando con un team di nuovi collaboratori. Al termine sono state chiamate ad affiancarlo la consorte, che ha ripercorso i momenti del suo impegno nell’estendere i rapporti con l’estero, e la figlia, che ha esposto l’intento di portare avanti, con spirito innovativo, la mission del padre: soprattutto quella di leggere il contemporaneo per proiettarsi nel futuro. Attualmente Politi cura, con l’abituale grinta, la rubrica “Lettere al direttore”, facendo leva sulle conoscenze acquisite in tanti anni a contatto con i principali protagonisti del mondo artistico. La manifestazione si è conclusa, tra calorosi applausi, con la consegna degli attestati.

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 187, aprile-maggio 2018, pp. 99-100]

 

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