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JULIET XXV YEARS. 100 PAROLE (QUASI) PDF Stampa
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La ‘celebrazione’ mi dà modo di rievocare, sia pure per grandi linee e autobiograficamente, l’ininterrotta collaborazione a “Juliet” iniziata nel 1991.

Devo riconoscere di avere avuto la possibilità di proporre artisti senza subire censure o ritardi. Per questo ho potuto dare adeguato spazio a quelli dalle distinte identità (da Pistoletto a Steinbach, da Paolini alla Holzer, da Mondino a Gilardi, da Pirri a Dokoupil), a talenti ingiustamente rimasti in ombra e, parallelamente, a giovani emergenti.

Credo di essere riuscito a presentare, tempestivamente, esperienze tra le più creative o a pubblicare interviste in prima assoluta: un esempio per tutti, Vanessa Beecroft.

Grazie alla disponibilità del direttore, ho potuto divulgare propositivi servizi (a puntate) su arte-utopia, globalizzazione economica e culturale (“Glocalcult”), arti visive e psicoanalisi; ‘svelare’ aspetti inediti di singoli operatori, di contesti artistici o del sistema dell’arte; recensire eventi significativi.

Mi è stata data pure l’opportunità di sostenere, con convinzione, l’interdisciplinarità e le contaminazioni linguistiche; privilegiare attendibili ricerche innovative e quelle ideologicamente legate alle problematiche più vive della contemporaneità.

Questa rara indipendenza, ovviamente, mi ha indotto a restare fedele alla testata, anche quando non condividevo pienamente le scelte di altri. Lavorare per ‘imprese’ no profit oggi non è considerato realistico…, ma può essere perfino più gratificante sentirsi liberi e responsabili nel perseguire ideali, evitando di fare il mestierante, clientelare e coinvolto in giochi di potere. Del resto l’editoria d’arte non ha vita facile ed è già tanto, specialmente di questi tempi, riuscire ad esprimersi senza reprimere passioni, intuizioni e orientamenti; a diffondere le idee - proprie o altrui - e le ragioni dell’immaginario, con l’ambizione di migliorare la qualità della nostra esistenza, non soltanto in senso materiale.

“Juliet”, dopo un quarto di secolo, è una rivista ancora  giovane che sa guardare avanti. La sua apertura soddisfa certe mie aspirazioni e può risultare stimolante per tutti, protagonisti e spettatori...

Luciano Marucci

[«Juliet» » (Trieste), supplemento n. 123, giugno 2006, pp. 28-29]