Arte a Pescara

Nell’immaginario collettivo l’Abruzzo è la regione “forte e gentile” delle radicate tradizioni popolari, della gente laboriosa animata da spirito competitivo. Per i più informati è anche una realtà culturale non soltanto legata al vate Gabriele D’Annunzio e all’artista F. Paolo Michetti. Tra l’altro, i moderni mezzi di comunicazione l’hanno aiutata a superare i localismi e a rafforzare il desiderio di proiettarsi oltre i propri confini geografici per dialogare con il contesto globalizzato. Ecco allora un altro stimolo a guardare avanti con coraggio e ambizione.

In arte Pescara è certamente la città che meglio esprime l’Abruzzo. Rappresenta un modello a sé, difficile da imitare: da anni ha evidenziato il suo DNA e riesce a concretizzare una simbiosi operativa tra privato e pubblico, in cui i galleristi sono i protagonisti più attivi dell’emancipazione territoriale.

Specialmente per i più giovani, è opportuno ricordare come e da chi hanno preso avvio, in modo piuttosto netto, certi fermenti innovativi che hanno trasformato l’innata intraprendenza produttiva e commerciale in convinta proposta culturale.

Eravamo all’inizio degli anni Settanta, quando partecipavamo agli appuntamenti pescaresi, attratti dalle insolite iniziative di Mario Pieroni prima e di Lucrezia De Domizio subito dopo.

Pieroni aveva cominciato “Dal mondo delle idee”, con “edizioni di opere di grande formato che potessero essere inserite nell’ambiente vivibile”, coinvolgendo Mario Ceroli, Getulio Alviani, Paolo Scheggi, Laura Grisi, Enrico Job, Mimmo Germanà, Ettore Spalletti. Dal 1975, nella Galleria Bagno Borbonico, con trasgressive operazioni di Kounellis, Fabro, Merz, Spalletti, Lo Savio, Vettor Pisani, dava la possibilità agli artisti di punta di praticare esperienze più ardite e al grande pubblico di conoscerle tempestivamente.

Intanto Lucrezia De Domizio apriva lo Studio L. D., una casa-galleria strutturata da Alviani e Spalletti. Allestiva mostre di Burri, Fontana, Capogrossi, Rotella, Pistoletto, sulla Pop Art americana e il Costruttivismo internazionale.  Poi, appoggiata dal marito Buby Durini, destinava la villa di San Silvestro Colli agli incontri con i maggiori esponenti dell’Arte Povera e Concettuale (Mario e Marisa Merz, Kounellis, Calzolari, Paolini, Prini, Bassiri, Mattiacci, Boetti, De Dominicis, Fabro, Agnetti), nonché Ontani, Clemente e Chia. E non erano estranei i critici Bonito Oliva, Celant, Tomassoni, Trini, Menna, Corà, Gatt. Dopo aver trasformato una stalla del vecchio forte borbonico in spazio per eventi, nel ’74 invitava Joseph Beuys a tenere la prima discusione. Ne seguirono altre a Bolognano, dove il mitico artista tedesco sviluppò l’operazione simbolica Difesa della Natura.

I due galleristi, gettati semi fecondi, si trasferivano l’uno a Roma (dove è tuttora attivo); l’altra a Milano, per espandere la sua azione in senso più personale. Solo recentemente Lucrezia è tornata nella terra d’origine per ri-vivere la sua casa-museo e coltivare altri progetti, tenendosi a distanza dal vigente sistema dell’arte da lei considerato obsoleto.

 

Mario Pieroni

Quando iniziasti il percorso nell’arte, Pescara era ancora territorio di conquista?

Non pensavo certo a nessuna conquista. Pescara era la città in cui vivevo.

  

Nel 1979 ti trasferisti a Roma perché l’ambiente era divenuto troppo limitato per le tue ambizioni?

Avevo incontrato Dora Stiefelmeier che viveva a Roma (la città in cui sono nato) e insieme decidemmo di aprire la Galleria Pieroni in Via Panisperna 203.

  

Come consideri l’azione artistico-culturale che si va svolgendo nella città abruzzese?

Non torno a Pescara da alcuni anni, ma mi sembra ci sia sempre un clima artistico effervescente.

 

Nessuna nostalgia?

È un sentimento che per ora non posso concedermi; forse domani…

  

In che direzione vanno i tuoi attuali programmi?

Quelli che sto realizzando sono: a Roma, in Via Conte Verde 15, il progetto Camere alla sua quinta edizione con Luigi Ontani, Vettor Pisani, Emilio Prini e la mostra 3500cm2, a cura di Lorenzo Benedetti; a Milano, al BunKerart in Via Bellezza 8, Carla Accardi/Gianna Nannini; a Mosca, al NCCA (New Centre of Contemporary Art) si è appena conclusa la mostra Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto e Gianna Nannini, che sarà trasferita nella Casa Nazionale della Bellezza di Minsk in Bielorussia.

 

Nel frattempo a Pescara sorgevano altre gallerie, si organizzavano le annuali edizioni di “Fuori Uso”.  Il Tribunale poteva esibire ‘opere monumentali’ di Pistoletto, Spalletti e Cucchi, dando inconsueta dignità alla legge del 2 %. La rivista “Segno” di Lucia Spadano e famiglia contribuiva a far evolvere la situazione; mentre nella vicina Città Sant’Angelo si costituiva il Museo-Laboratorio, (ideato da Renato Bianchini, ora diretto da Enzo De Leonibus), con interessanti iniziative.

Insomma, molti dei prestigiosi interventi in quell’area si devono alla passione, preparazione e tenacia degli operatori privati che hanno saputo coinvolgere anche gli enti locali.

Oggi nella città operano alcune gallerie di tutto rispetto, le quali svolgono una responsabile ed efficace attività che favorisce un’adeguata informazione e incoraggia il collezionismo.

È lecito sperare in una rinnovata collaborazione delle istituzioni per non vanificare l’azione svolta in passato e procedere con rinnovato impulso.

Ma con quali propositi e prospettive agiscono attualmente i titolari degli spazi espositivi?

 

Cesare Manzo

È nota la tua duplice azione di gallerista e di operatore culturale per l’attuazione di eventi con la partecipazione di protagonisti dell’arte internazionale che è stata determinante per far assumere a Pescara un ruolo propositivo. È stato difficile creare collaborazione tra privato e pubblico?

È stato ed è tuttora molto difficile, considerati anche i repentini cambiamenti di vertice che

caratterizzano lo scenario politico italiano. È difficile, poi, trovare assessori alla cultura con i quali dialogare in maniera attiva e propositiva e che siano disposti a comprendere e sostenere i costi reali della cultura. E, anche nei casi in cui s’instauri una collaborazione, esistono precise condizioni spesso molto limitanti per l’ente organizzatore. L’ultima edizione di “Fuori Uso”, curata da Nicolas Bourriaud e Paolo Falcone, è stata tra i progetti sostenuti dal programma comunitario “Cultura 2000”. Le condizioni di finanziamento poste da questo tipo di progetto hanno creato una serie di difficoltà, tali da farmi dubitare sulla possibilità di partecipare nuovamente a un bando europeo.

 

Oggi che le frontiere dell’arte sono più aperte e richiedono altre politiche culturali, gli amministratori degli enti locali sostengono con convinzione i progetti tendenti a far evolvere il territorio in questo ambito?

Ho spesso l’impressione che gli amministratori cerchino ogni volta di far convogliare la maggior quantità possibile di voti in vista delle future elezioni. Per questo motivo hanno la “promessa facile”, che  il più delle volte non viene rispettata.

 

Le altre manifestazioni promosse dalle istituzioni pubbliche assicurano continuità qualitativa?

La continuità qualitativa dipende solo dalla qualità dell’idea da cui nasce la manifestazione, dal suo organizzatore, dal curatore e dagli artisti. Difficilmente le istituzioni pubbliche si impegnano per garantirla.

 

Quali sono i tuoi orientamenti attuali in rapporto all’espansione della geografia artistica?

A tutto campo. Se gli artisti sono bravi, anche sulla luna, cercando di bilanciare l’Italia con il resto del mondo.

 

Ricki Rizziero Di Sabatino

Da Teramo a Bologna e ritorno in terra d’Abruzzo; dagli artisti ormai storici a quelli contemporanei; dagli italiani agli stranieri. La recente apertura a Pescara di uno spazio espositivo più grande, da quale esigenza o progetto nasce?

Dalla necessità di non deludere il pubblico che ha recepito bene le mostre attuate in quattro anni e ci ha indotto a fare di più. Da Bologna, nel periodo di apertura della Galleria, ho avuto molto, ma poi ho trovato più stimolante Pescara, città giovane e particolarmente aperta all’arte contemporanea.

 

Pescara offre l’opportunità di espandersi o si devono ancora creare le condizioni favorevoli?

Negli ultimi trent’anni la città ha ospitato mostre decisamente internazionali, con Beuys, Arte Povera, diverse edizioni di “Fuori Uso” e altro, perciò può essere considerata una piccola ‘capitale’ dell’arte di oggi. Accoglie sia gli artisti storicizzati che quelli delle ultime generazioni. La presenza di Ettore Spalletti è stata fondamentale per attirare molti artisti di fama.

 

Il calendario di quest’anno cosa prevede?

Inaugureremo con Nicola De Maria; seguiranno le mostre di Domenico Bianchi, Prudenzio Irazabal. Successivamente ci saranno mostre di altri artisti legati da tempo alla galleria, come Mimmo Paladino e Marcel Dzama. Il programma espositivo rimane incentrato su un gruppo di artisti sia italiani che stranieri della generazione nata tra gli anni Quaranta e Cinquanta, con i quali lavoriamo da parecchio (oltre a quelli già citati, Ettore Spalletti, Gilberto Zorio, Mimmo Jodice e altri). Inoltre, la galleria si occupa di alcuni artisti più giovani, tra i quali Dzama, Cristiano Pintaldi e David Casini.

 

Oggi Pescara riesce a esprimere le sue potenzialità e a far sentire la propria voce nel dibattito nazionale?

Pescara da anni offre mostre di arte contemporanea molto importanti, organizzate esclusivamente da gallerie private. Le istituzioni pubbliche hanno avuto un ruolo marginale anche nel supporto alle iniziative private. Nonostante la sua dimensione geografica, la città ha sempre avuto un ruolo attivo nel dibattito nazionale.

 

Benedetta Spalletti

Dall’attività eterogenea della Galleria Vistamare è possibile individuare un indirizzo caratterizzante?

L’indirizzo della mia galleria è dato dalle scelte fatte nel corso di questi anni: lavoro con artisti appartenenti a diverse generazioni, cerco di costruire delle collaborazioni. Mi interessa l’idea di lasciare dei segni del lavoro svolto nel tempo e non solo di mostrare il presente cancellando il passato.

 

Attualmente prevale la risposta alla domanda esterna o il proposito di investire sulla funzione formativa?

Non riuscirei a investire tempo, denaro ed energia in operazioni culturali e commerciali in cui non credo totalmente. Questo vuol dire rispondere alla domanda esterna mantenendo e difendendo le proprie scelte.

 

Per arrivare a risultati vantaggiosi per tutti, è meglio differenziarsi dalle altre gallerie della città o ricercare convergenze culturali?

Ho sempre creduto nella forza della collaborazione tra gallerie, soprattutto quelle che operano nella stessa città. Pescara ha un passato importante nell’arte contemporanea dato anche dall’impegno di molti operatori del settore. Naturalmente ogni galleria porta avanti una storia che le corrisponde in ogni manifestazione e ciò crea inevitabilmente una differenziazione.

 

Cosa prevede il programma per l’anno in corso?

Febbraio: Claudio Abate. Maggio: collettiva, curata da Joseph Kosuth: Giorgio de Chirico, Wolfgang Berkowski, Marc Goethals, Ronald Jones, Meret Oppenheim, Artemis Potamianou. Settembre: Daniele Puppi.

 

Mauro Bianchini

La tua Galleria White Project, ora gestita in collaborazione con Marcella Russo, a cosa mira?

Si occupa di promozione. Marcella - con la produzione e organizzazione di progetti pubblici - e io, già nella vecchia sede della galleria, siamo stati sempre attenti a promuovere l’arte contemporanea.

Il nostro è uno spazio per giovani artisti, infatti il team si è ampliato, con un occhio particolare sul territorio. Abbiamo visionato progetti da produrre e presentare già nel 2008. Le mostre che proponiamo sono tutte realizzate site specific.

 

La scelta degli artisti può essere complementare o alternativa a quella operata dalle gallerie preesistenti?

Ogni galleria segue una linea di lavoro. Ciò, naturalmente, porta alla realizzazione di progetti differenti. L’importante, per noi, è che siano innovativi. Siamo convinti, comunque, che le collaborazioni valide siano sempre fruttuose.

 

Pensi che l’ambiente sia abbastanza interessato ad accogliere le vostre proposte?

Il nostro è una spazio dinamico e, se il lavoro viene svolto seriamente, non può che non raccogliere il consenso del pubblico e, quindi, creare curiosità. C’è fame di cultura e di novità. Lo dimostra il pubblico presente il 15 dicembre scorso per l’opening con l’artista Tobias Bernstrup, nonostante la neve!

 

C’è anche spazio per far crescere ed esportare la creatività locale?

Il nostro è uno sguardo attentissimo alla realtà locale, che ci porta a selezionare i giovani che riteniamo possano lavorare con noi. Alla base della promozione dell’arte c’è la comunicazione, strumento fondamentale per compiere questa operazione.

 

Nella città è possibile conciliare commercio con cultura?

Sia io che Marcella abbiamo organizzato mostre prevedendo sempre la “visita guidata” (così ci piace chiamarla), affinché lo spettatore potesse capire il lavoro dell’artista e in qualche modo avvicinarsi all’arte. Sicuramente bisogna puntare sul nuovo collezionismo e coinvolgere nell’avventura dell’arte. Pescara è una città fresca e dinamica; il pubblico è molto interessato a realtà come la nostra.

a cura di Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 137, aprile-maggio 2008, pp. 46-47. Il servizio comprende 5 immagini]