ROMA “Animal house”, ovvero lo sforzo della pittura per raggiungere la condizione animale, è la mostra che Fabio Sargentini ha ideato per l’Associazione Culturale l’Attico. A confrontarsi con questo titolo-programma, accanto a Pino Pascali - precursore delle tendenze poveriste e comportamentali, ormai patrimonio storico della galleria - sono stati invitati a realizzare opere sul posto altri 4 artisti della capitale: Piero Pizzi Cannella (riconosciuto “pittore” della cosiddetta Nuova Scuola di Roma), Paolo Canevari (ormai più che una promessa, entrato di diritto nella famiglia degli Ausoni), Vittorio Corsini e Sergio Ragalzi (altri due giovani da controllare a vista...). Seconda novità di questo progetto: aver costretto i critici Massimo Carboni e Ludovico Pratesi a scrivere i testi a caldo chiusi in una stanza (una specie di compito in classe da svolgere entro 2 ore). Di Pascali sono stati rivitalizzati i famosi, ironici “bachi da setola”. Pizzi Cannella ha affrescato immagini di lucertole (presenze forti, inquietanti) accostate a discrete ombre-ricordi di anfore antiche in una composizione vitalistica e raffinata che si estranea dal quotidiano. Canevari ha ri-proposto la fertile lupa, a più dimensioni (simbolo della romanità rivisitato con un’ottica originale), dal corpo costruito su una parete con un “segno di gomma” nera collegato visivamente alla testa di panno (più immaginaria), situata su un altro piano. Più bestiale, minacciosa l’altra lupa dipinta da Ragalzi portatrice di rimandi storici. Corsini, infine, ha rasserenato l’ambiente proponendo una installazione di colombe azzurre che volano nel cielo (della stanza) in formazione circolare. Luciano Marucci [«Juliet» » (Trieste), n. 66, febbraio-marzo 1994, pp. 67-68] |