DARMSTADT Triplice evento per riproporre all’attenzione l’opera di Marco Tirelli, artista riservato che va ottenendo i consensi pubblici che merita. Dopo l’esposizione all’ Institut Mathildenhöne di Darmstadt, la mostra, con alcune varianti, è stata allestita negli spazi dei due piani della Galleria Fumagalli e, affiancata da altri importanti lavori realizzati per l’occasione, il 17 aprile approderà alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Qui l’esposizione occuperà le diverse sale e sulle grandi pareti del salone centrale le opere formeranno un unico polittico, creando una coinvolgente visione cosmologica. L’intera operazione, che propone i più significativi lavori degli ultimi otto anni, è accompagnata da un’accurata monografia in due versioni (co-edizione Charta-Fumagalli): la prima (in italiano e tedesco) con testo di Klaus Wolbert; la seconda (in italiano e inglese) vede aggiunti gli scritti di Peter Weiermair e Giorgio Verzotti. L’opera di Tirelli nasce e si sviluppa da una ricerca rigorosa e profonda, da una felice sintesi tra razionalità scientifica e trascendenza, tra metafisica e strutture primarie. Il metodo operativo, ormai ben definito, è costantemente stimolato da una tensione creativa verso l’esplorazione dell’inconoscibile, la dimensione cosmica e l’assoluto. Dai quadri, peraltro eseguiti con un procedimento pittorico del tutto personale, emergono magiche immagini cariche di senso, ovvero forme essenziali e immateriali costruite dalla luce; architetture di “ luoghi dell’immaginario”, “teatri di memorie ove luce e ombra segnano la misteriosa esperienza del limite”. In sostanza, l’autore riesce a identificarsi pienamente con l’opera che risulta conseguente e convincente: un autentico prodotto culturale e poetico, capace di autopromuoversi senza bisogno di artificiose strategie. Luciano Marucci [«Juliet», n. 112, aprile-maggio 2003, p. 71] |