Rapporto con la mia cittą

Ascoli è ancora una città a misura d’uomo, appartata e dalla sana identità provinciale.

Peccato che culturalmente non sia all’altezza delle sue peculiarità storiche! Così, non ho molte occasioni per viverla da vicino. In compenso, ci lavoro senza distrazioni...

Abitando a Borgo Solestà, a strapiombo sul Tronto, sento solo il mormorio dell’acqua che scorre lenta tra rigogliosi, estranianti, argini di verde. Di fronte vedo Rua delle Stelle, che scende verso l’arco del Ponte Romano a cavallo del fiume. Più in là l’agglomerato del Centro con le sue vigili torri e sullo sfondo l’Annunziata, la Fortezza, Colle San Marco.

Nell’insieme mi pare di essere in un ambiente tutt’altro che artificiale.

Di tanto in tanto gli amici lontani che vengono a trovarmi mi offrono l’occasione di rivisitare i luoghi più caratteristici e regolarmente registro i loro apprezzamenti. Mi torna alla mente quella notte del maggio 1969 in cui passeggiavo con Bruno Munari nella Piazza del Popolo deserta. Mentre ne godevamo la bellezza, resa magica da un silenzio metafisico, il grande artista e designer mi disse: “Pensa cosa pagherebbero gli Americani  con tutti quei soldi per avere una piazza così!”. Poi, accentuando la sua ironia inventiva: “Sarebbe divertente appenderci i panni da asciugare”.

Negli anni Settanta realizzò volentieri per l’Azienda di Soggiorno un elegante manifesto promozionale e il logo con la scritta “Ascoli Piceno” dai caratteri antichi combinati alla sua maniera (oggi fin troppo decontestualizzata).

L’indimenticabile Gianni Rodari, invece, rimase incantato soprattutto dal nostro Carnevale del 1979 e lo immortalò nella novella “Gente in treno”.

Promise di tornare l’anno successivo per osservarlo anche nella fase preparatoria (“prima della prima”) con l’intento di trarne un libro, ma non fece in tempo...

 

Luciano Marucci

(testo pubblicato in ENZO MORGANTI, CittàDaRaccontareAscoliPiceno, Otium Edizioni, 2007, pp. 78, 80, 82)