PESARO A Pesaro, per i 25 anni di mostre de “Il Teatro degli Artisti”, alla Galleria Franca Mancini, sempre in concomitanza con il Rossini Opera Festival, è stata presentata l’elegante e documentata pubblicazione “Les Rencontres Rossiniennes 1980 / 2005”, a cura della Mancini stessa (pp. 146, Allemandi Editore), con testi di Achille Bonito Oliva, Gianfranco Mariotti, Paolo Fabbri, Bruno Cagli e le immagini degli interventi dei prestigiosi artisti che di anno in anno sono stati chiamati ad eseguire lavori, tutti incentrati sulle musiche di Gioacchino Rossini. Tra gli altri, Burri, Cucchi, Rauschenberg, Kounellis, Wilson, Pomodoro, Paolini, Isgrò, Steinback, Kosuth, Adami, Pistoletto, Castellani, Toderi, Fabro, oltre ai bozzetti scenici di Balla, Severini, Savinio, De Chirico. Per l’occasione sono state effettuate proiezioni video sulle realizzazioni e riesposte emblematiche testimonianze artistiche. Inoltre, Giulio Paolini (presente all’inaugurazione) e Michelangelo Pistoletto sono stati chiamati a sviluppare il tema “Il direttore e l’interprete. Claudio Abbado e Maurizio Pollini”, figure diverse di musicisti che interagiscono. Il primo ha proposto 5 disegni, intitolati “Sotto sopra”, con a fianco due significativi testi autografi di tredici righe ciascuno, su frammenti di carta bianca e pentagrammata in posizione speculare, sulla presa di coscienza da parte del maestro della superiorità dell’allievo. Nello specifico: Verrocchio e Leonardo, nonché l’improbabile, antistorico rapporto Rossini-Wagner, ipotizzato da Paolini stesso. Presso il compositore tedesco, infatti, sarebbe giunta l’eco della creatività rossiniana trovando terreno fertile. L’installazione comprendeva anche due leggii (il secondo capovolto sopra il primo) con fogli scritti ‘sparsi’. Pistoletto ha messo in scena due lastre di acciaio specchianti in dialettica fra loro, una con il ritratto fotografico del direttore d’orchestra, l’altra con quello del pianista, concepiti come interpreti di una musica che agli osservatori sembrava di ascoltare. Dunque, una calibrata operazione visiva e concettuale di due classici dell’arte contemporanea dalle distinte identità per una manifestazione, a carattere interdisciplinare, ben articolata e culturalmente coinvolgente.
Il P.A.C. è un particolare fondo di investimento in opere d’arte creato da una quindicina tra imprenditori, liberi professionisti, commercianti e critici che a Pesaro, nel 2001, si sono associati per costituire una collezione d’arte contemporanea, privilegiando autori che guardano alla realtà del presente. La cura scientifica è stata affidata a Ludovico Pratesi, direttore dello spazio espositivo “Pescheria”. Attualmente riunisce lavori di Airò, Arienti, Avery, M. Bartolini, V. Beecroft, Botto & Bruno, L. Carboni, L. Cecchini, P. Chiasera, F. Gennari, L. Lambri, E. Mcdonald, E. Marisaldi, C. Pintaldi, P. Pivi, A. Salvino, W. Tillmans, G. Toderi e F. Vezzoli. Esposte nel 2002 presso la Fondazione Bucci di Fossombrone, l’estate scorsa, grazie alla sensibilità del Comune, sono state presentate negli spazi della Biblioteca San Giovanni (antico hospitale ristrutturato di recente), in relazione con i volumi delle diverse sale. Buona l’iniziativa di mettere a contatto i fruitori dei libri e i ricercatori con gli artisti delle ultime generazioni, portatori di nuovi linguaggi e messaggi. Se ne potranno giovare soprattutto gli studenti che in numero assai ridotto frequentano le gallerie o le grandi mostre collettive. Quindi, il composito e originale progetto riesce a soddisfare più esigenze. Luciano Marucci [«Juliet» (Trieste), n. 124, ottobre-novembre 2005, pp. 92-93]
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