Ricordo di Mario Merz |
Nella foto l’artista mentre interviene sulla parete dell’ambiente a lui riservato all’VIII Biennale d’Arte di San Benedetto del Tronto, sul tema “Al di là della pittura” (1969), curata da Gillo Dorfles, Filiberto Menna e Luciano Marucci, esposizione che, tra l’altro, ebbe il merito di ufficializzare la nascente Arte Povera, proporre esperienze extrapittoriche, allora considerate contaminanti, e… presentare, per la prima volta in Italia, un’opera di Joseph Beuys. Merz stesso, con linguaggio scarno, descrisse il lavoro su un cartello posto a lato: Quei leggeri segni scultorei - primari e vitali - percorrendo lo ‘spazio’, si dirigevano, con andamento sinuoso, verso l’alto, fino alla finestra, che l’autore volle rimanesse sempre aperta per dare libertà alle ‘tracce volatili’ e all’immaginario… Di quell’operAzione, tra le sue più significative e poetiche (che Germano Celant non avrà dimenticato), oggi resta un rimpianto (a fine mostra la parete - incoscientemente - fu restaurata…), qualche istantanea poco riproducibile e, forse, le ‘prove’ che Mario, in segreto, eseguì sul muro dietro l’armadio della camera dell’albergo che lo ospitava con Marisa e la piccola Bea. (l.m.)
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