Composizioni per Leopardi

Se la poesia è anche musicalità, Giacomo Leopardi è senza dubbio uno dei poeti in cui questa componente è più avvertita. Già in passato alcuni studiosi si erano soffermati a dissertarne. Da qui forse anche l’attrazione che in centocinquant’anni, soprattutto i suoi “Canti” hanno suscitato presso i musicisti. Nell’ambito del Progetto “Leopardi nel mondo” il Centro Nazionale Studi Leopardiani ha condotto, per mano dei professori Paola Ciarlantini ed Ermanno Carini, un’accurata ricerca sulle composizioni musicali con testi di Leopardi che sono state schedate relativamente agli “autori, i generi musicali, i testi, le scuole, le mode” e si è potuta apprezzare l’originalità delle partiture che presentano spesso “quell’unità inscindibile tra poesia, canto e musica” di cui parlava lo stesso Leopardi a proposito di Omero e dei poeti greci”.La pubblicazione, dal titolo “Composizioni per Leopardi”, si avvale pure di un saggio introduttivo del Professor Franco Foschi, Presidente del “Centro”. La ricognizione paziente è durata anni, ma ha dato risultati insperati, di indubbio interesse documentario, ed ancora continua, perché sono in atto contatti volti ad acquisire nuovi brani. Nella pubblicazione sono rientrate le composizioni di autori italiani, scritte dal 1855 al settembre 1998, molte delle quali donate al Centro Studi che ha costituito un apposito fondo. Sono ben 161, così divise: 155 (75 manoscritte e 84 a stampa), 3 a stampa dedicate a componenti della famiglia Leopardi, ma non su testi leopardiani, più “L’Infinito” di Luigi Nono, conservato in abbozzo nel suo Archivio di Venezia. Per ogni autore è stata redatta una scheda biografica, più o meno ampia, con indicazioni bibliografiche sintetiche, così da offrire informazioni utili sui musicisti.Tra i nomi più noti: Adriano Ariani, Mario Castelnuovo Tedesco, il già citato Nono e Amilcare Zanella che hanno musicato “L’Infinito”; Ferruccio Busoni ed Emidio Cellini “Il sabato del villaggio”; Guglielmo Andreoli e Vincenzo Cicognani “Imitazione”; Gian Francesco Malipiero, Luigi Mancinelli e Riccardo Malipiero “A sé stesso. Quest’ultimo ha musicato anche “Ultimo canto di Saffo” e “Le Ricordanze”. Goffredo Petrassi con “Io qui vagando” compresa in “Tre liriche”, unitamente a Foscolo e Montale. Ildebrando Pizzetti in “Altre liriche” ha incluso “Oscuro è il ciel”, traduzione de’ “La impazienza” di Saffo. Giovanni Tebaldini, in tempi diversi, ha musicato quello che egli stesso chiamava “Trittico leopardiano: “L’Infinito”, “A sé stesso” e “Amore e Morte”. Pietro Mascagni ha addirittura dedicato al Recanatese un poema sinfonico, comprendente quindici liriche, scritto per il Primo Centenario della nascita ed eseguito per la prima volta al Teatro Persiani di Recanati dall’Orchestra del Liceo Musicale Rossini di Pesaro, da lui stesso diretto, il 29 giugno 1898. Il compositore nell’introduzione illustra la genesi e i criteri di stesura dell’opera. “ […] Se alcuno vi sarà che ascoltando il mio Poema abbia rammentati i versi del Poeta addolorato, null’altro avrò da desiderare intimamente; l’opera mia modesta avrà contribuito a risvegliare una volta di più la commozione profonda che il nome e i canti di Leopardi spargono sempre intorno. […]”.Per i curiosi delle statistiche il testo leopardiano che più ha ispirato i musicisti è “L’Infinito”, ma quasi tutti i “Canti” sono stati oggetto di attenzione, comprese le “Operette morali” e lo “Zibaldone”.Nelle manifestazioni del 1998 - tenute a Recanati per il bicentenario della nascita del grande poeta - alcune di queste opere sono state eseguite con successo.

Luciano Marucci

(«Hat», n. 33, primavera-estate 2001, p. 28)