BOLOGNA-MODENA

La Galleria Civica (MO) e la galleria Maggiore (BO), con il contributo critico di Flaminio Gualdoni, hanno ripercorso l’iter artistico del bolognese Mario Nanni compiuto all’interno di più aree di ricerca nella marcata dialettica, tra il pulsionale archeologico e il progettuale razionale, che caratterizza tutta la sua produzione: dall’investigazione sulla materia e il segno alla “metafisica tecnologica”, ai più spregiudicati esperimenti per il coinvolgimento spettacolare attraverso l’opera aperta-sensoriale, all’integrazione informatica. Nell’antologica di Modena sono state presentate opere su carta dal periodo dell’informale (freddo) ad oggi; nell’altra sede tempere e tecniche miste (su plexiglas e su tavola) degli ultimi 2 anni. Attualmente Nanni, dopo aver consumato le precedenti esperienze, ha rivisitato, ma con lucidità, la prima maniera per riqualificare certe valenze espressive legate all’immediatezza e perfino al gusto (interviene sulla materia-colore anche con “segni comportamentali” in-controllati delle mani), immettendo l’elaborato dentro “passe-partout” cromaticamente calibrati che focalizzano le sue intenzioni neo-informali e, a un tempo, concettualizzano il rapporto tra le due differenti componenti dell’opera. L’artista, dunque, con questo ultimo “gesto mentale” ha creato un altro cortorcircuito tra entità opposte assumendo le vesti di “primitivo-contemporaneo”.

Luciano Marucci

[«Juliet» » (Trieste), n. 66, febbraio-marzo 1994, p. 63]