M I M M O  P A L A D I N O     F A R E  I L  T E M P O

 

 

Luciano Marucci 

 

La scelta di Mimmo Paladino per questa edizione non è certamente casuale. Di lui apprezzo le ragioni di fondo del percorso artistico e lo spirito sperimentale; l’interdisciplinarità che non rinnega i valori della specificità grafica, pittorica e plastica; l’inclinazione a estendere l’opera nello spazio e a trattare tematiche originali. Tra l’altro egli ha sempre mostrato grande interesse per i lavori su carta. Da qui, probabilmente, la sua adesione alla realizzazione del nostro calendario d’autore dalle insolite qualità editoriali e dagli intenti puramente culturali, concepito come mezzo per intromettere nelle abitazioni prescelte una esposizione monografica alternativa della durata di 365 giorni.    Quando ho incontrato l’artista nel suo studio romano di Piazza Navona per concretizzare il progetto e intervistarlo, ho avuto modo di conoscere una persona disponibile e schietta, dalle radicate idee, ma aperta al nuovo.    Come ha tenuto a ribadire, i primi stimoli per la definizione dello stile gli vennero negli anni Sessanta dalle innovazioni introdotte dalla Pop Art e dall’Arte Povera; mentre la sua distinta identità si è formata per reazione alla sterile rigidità dell’Arte Concettuale e dalla riscoperta, operata insieme con pochi altri, di peculiarità atemporali della Pittura, che indusse Achille Bonito Oliva a teorizzare la Transavanguardia: ultima tendenza italiana - dopo la Metafisica, il Futurismo e l’Arte Povera – ad aver meritato rilevanza internazionale. Ma Paladino, evitando vincoli programmatici a favore della libertà espressiva, ha sviluppato un discorso indipendente.    Sebbene frequenti idealmente epoche remote, non è un citazionista: fa dialettizzare tradizione e avanguardia annullando le differenze linguistiche. Oltre a generare capolavori bidimensionali e scultorei ben identificabili, stabilisce relazioni con altri ambiti creativi e con ampi spazi reali. Ecco allora le maestose installazioni in luoghi pubblici, le suggestive scenografie teatrali e le avventurose... interpretazioni visive di famosi testi letterari. In sostanza la sua produzione, per molti aspetti sorprendente, nasce dal desiderio di fare e di comunicare con naturalezza, soprattutto per necessità manuale e intellettuale.    Paladino rivaluta le tecniche tradizionali; sfrutta le potenzialità di materie e oggetti prelevati dal quotidiano; associa anche alla scultura segno e colore; crea intrecci fra le culture esplorate ricordandoci che la ricerca di autenticità e la vera modernità non possono prescindere dal confronto con il passato. Per questo rivisita, con partecipazione affettiva e senso della Storia, i momenti che hanno contribuito a costruire le civiltà mediterranee e li rappresenta, con sensibilità contemporanea, attraverso visioni interiori e memorie iconografiche. Attiva un processo che dà origine a forme ibride, figurali e aniconiche dalla marcata soggettività, alla contaminazione dei generi affrontati e alla interazione con l’architettura, il teatro, la musica... E ripropone, in contesti misteriosi e magici, valori artistici, umani e spirituali, dimenticati o trascurati, senza però cadere nella retorica del già visto e nella ovvietà narrativa. Quindi, coinvolge emotivamente i visitatori, a volte perfino con componenti plurisensoriali, e stimola la riflessione.    Le opere per questa edizione sono emblematiche della sua cifra stilistica, non soltanto per la raffinata abilità nell’uso di segno-colore-materia e nel combinare armonicamente le altre entità, ma per il piacere di indagare un tema legato alla transitorietà dell’esistenza; di riformularlo con le immagini liriche e mentali del suo repertorio.    Per tale operazione egli ha usato procedimenti antiaccademici scompaginando la prevedibile struttura del manufatto. Ha rotto la superficie piatta del supporto cartaceo con il collage e i rilievi materici, quasi per bilanciare le figure non volumetriche. Ha reso esplicita l’evocazione dei mesi facendo emergere profili di teste arcaiche, volti enigmatici, maschere “senza sguardo”; forme geometriche o astratte; colori più o meno primari altrettanto allusivi. Insomma, ogni elemento concorre alla trasmutazione, alla percezione non descrittiva dei soggetti e predispone all’ascolto dei silenziosi echi della storia nella rumorosa attualità. Nelle tavole le assenze diventano apparizioni, come pure il tempo atmosferico e il vissuto individuale entrato nell’immaginario collettivo, finché le diversificate scritte segnaletiche, che completano le composizioni, riportano ai nostri giorni le intriganti metafore.    Anche questo intervento, dunque, caratterizza quel Fare il Tempo senza tempo di cui l’artista è Paladino..., con le mani al servizio di un immaginario personale, prolifico e cólto, esibito con circolarità, semplicità e leggerezza estetica.

 

(presentazione del calendario d’autore 2009 realizzato in collaborazione con l’artista Mimmo Paladino per D’Auria Printing   Group)

 

Per l’intera edizione e il biglietto d’auguri vai al PDF (4,80 MB)