Cattelan svirgolettato

A Pescara, il giorno dell’inaugurazione di Fuori uso 1997, c’è anche Maurizio Cattelan. Mentre siamo all’aperto, gli chiedo se è disposto a rispondere al volo ad alcune domande. Accetta, ci isoliamo dai presenti e ci appoggiamo a un camion parcheggiato in quello spazio.    È allegro e veste casual passando inosservato (come in altre occasioni, calza ciabatte di plastica infradito).    Innanzitutto mi interessa conoscere come ha vissuto l’esperienza a tre della Biennale d’Arte di Venezia da poco aperta e vengo a sapere che per lui è stata una vacanza bellissima, anche perché soggiornava al “Danieli”... Con Cucchi e Spalletti è nata un’amicizia. Adesso si vedono o sentono tutti i giorni.    Gli ricordo chi ha scritto che il suo lavoro ringiovaniva la pittura dei compagni. Con modestia precisa che erano stati gli altri a suggerirgli di mettere due biciclette e non gli era sembrata una cattiva idea. Smentisce con una battuta il sospetto che esse potevano essere state rubate... In verità gliele avevano prestate al Lido.    L’allestimento è stato sicuramente a sei mani. Il suo intervento era più relazionato e la cosa è cresciuta con la collaborazione.    Ci ha pensato andando in giro per Venezia. Prima si è rapportato con il posto, la situazione, poi con Cucchi e Spalletti.    Non è stato corretto scrivere che certi artisti sono datati. Loro lo hanno aiutato, anche perché aveva bisogno di essere un po’ inquadrato... Gli interessava soprattutto esprimere il senso del tempo congelato e lo ha fatto attraverso biciclette, ponteggi e piccioni che non hanno disturbato nessuno con le cacche... Per sapere se l’evento aveva giovato alla Biennale - come qualcuno aveva commentato - bisognava chiederlo al curatore Germano Celant.    Dopo la vernice è tornato a rivedere l’esposizione e la partecipazione italiana gli è sembrata equilibrata, generosa rispetto al passato: mostrava un certo modo di lavorare di tre generazioni; modalità diverse di esprimersi. Sarebbe stato più semplice avere ognuno la sua stanza.    Quando gli chiedo se tende a provocare, risponde con fermezza di no; anzi si rimprovera di essere un conservatore. Ritiene che i suoi lavori siano visti e rivisti, tanto che si propone di cambiare mestiere, di andare in fabbrica...   Sconfinando..., accenna che la decennale Skulptur Projekte di Münster gli è piaciuta molto: rilassante, si gira con le biciclette nel verde, con grandi pause... Accenno di aver apprezzato particolarmente la sua opera e quella di Rebecca Horn ed egli riconosce che anche fuori c’erano bei lavori, compresa l’installazione di Beuys.    Al termine della breve, spontanea e simpatica conversazione, Cattelan mi raccomanda di non riportare le dichiarazioni tra virgolette, anche perché di certe cose non ha parlato neanche a Venezia. Decido di non utilizzare la trascrizione. Lo faccio dopo dodici anni, per questo sito, sempre nel rispetto della sua volontà.

Luciano Marucci    

 

 

Ecco l’immagine fuori fuoco dell’artista (anch’essa senza virgolette...) che risale al giorno dell’incontro