BIANCHINI E IL MUSEO LABORATORIO

Renato Bianchini, da quale esigenza nasce il “Museo-Laboratorio” che Città Sant’Angelo va attuando?

Nel territorio si avvertiva la mancanza di una struttura istituzionale che svolgesse un’attività prevalentemente rivolta alla promozione delle ricerche dei giovani artisti e alla diffusione dell’arte attuale.

In precedenza ci sono stati altri tentativi, purtroppo naufragati, anche di spazi autogestiti. Forse i tempi non erano ancora maturi, nonostante le presenze di varie iniziative private nel campo dell’arte, molto attive soprattutto a Pescara, dove fin dai primi anni Settanta sono state organizzate grandi mostre che hanno visto la partecipazione di artisti internazionalmente riconosciuti. Tuttavia, questa straordinaria realtà, confortata dalla costante presenza ultraventennale della rivista “Segno”, non è stata di suffragio per le giovani generazioni che hanno sempre lamentato la carenza del confronto, nonché del sovvertimento di strane regole di riservatezza imposte dalle gallerie verso il pubblico, giustificate da strategie concorrenziali.

Il superamento di questi metodi operativi, già avvenuto in altri paesi della Comunità Europea con sorprendenti risultati, è stato un energico stimolo per impegnarsi a realizzare, con il contributo dell’Amministrazione comunale, questo nuovo luogo di riferimento per l’arte contemporanea a Città Sant’Angelo.

 

Cosa prevede il tuo progetto?

L’obiettivo primario è di definire un’area d’incontro dove gli artisti possano confrontarsi, integrarsi con il territorio e lavorare, ad esempio, in collaborazione con le scuole. Il Museo-Laboratorio intende soprattutto avviare progetti di scambio con altri spazi pubblici e gallerie private, gettando le basi per favorire la veicolazione degli artisti italiani e stranieri che saranno ospiti della struttura. Tenendo conto che la stretta relazione con il territorio non deve essere assolutamente fonte di condizionamenti sulle scelte,  con facili concessioni ai localismi e ai provincialismi.

 

Di quali strutture e finanziamenti potrà avvalersi?

Il Museo-Laboratorio è ospitato in un edificio, chiamato “Ex Manifattura Tabacchi”, nel centro storico di Città Sant’Angelo (antica cittadina a pochi chilometri da Pescara) già convento dei gesuiti. Il Laboratorio occupa la parte del 1500 che si sviluppa intorno al chiostro, dove il fascino degli ambienti armonizza con le opere d’arte, sia quelle tendenzialmente più tradizionali, che quelle realizzate con l’uso di tecniche e procedure più innovative.

La gestione è assicurata da finanziamenti pubblici e contributi di sponsor privati che consentiranno la realizzazione del programma studiato con la più assoluta libertà di scelta. 

 

A quali artisti si rivolge?

La conduzione della struttura è molto snella. D’altronde avrebbe vita molto breve se fosse istituzionalizzata e condizionata dalla burocrazia e dalla politica. Si rivolge soprattutto agli artisti italiani e internazionali, appartenenti alle nuove generazioni, naturalmente non disdegnando, lì dove esistono le condizioni giuste, il lavoro degli artisti abruzzesi.

 

Interagirà con l’annuale esposizione di arte contemporanea?

Certamente. Infatti, l’esposizione inaugurale del laboratorio, dal titolo “Soft bundle”, è nata coinvolgendo otto giovanissimi artisti, già presenti nella mostra “Welcome” svoltasi la scorsa estate.

Bianco-Valente, Arturo Casanova, Dan Hays, Angelo Mosca, Perino e Vele, Simon Really, Maurizio Savini e Sislej Xhafa sono forieri di un progetto di laboratorio che in seguito vedrà altri artisti invitati a soggiornare e lavorare nella struttura dove verranno successivamente esposte le loro opere.

Al termine di questa prima esposizione, avrà inizio un grande “Work shop” che interagirà con la mostra dell’appuntamento estivo e vedrà studiosi di antropologia, letterati e giovani critici d’arte confrontarsi sul tema de’ “L’angelo nella contemporaneità” con il coinvolgimento di artisti di varie generazioni.

 

Come si relazionerà con l’esterno?

Il Museo-Laboratorio si rivolgerà alle strutture di luoghi dell’Italia centro-meridionale lungo il percorso Adriatico, tra le Marche e la Puglia, per sviluppare nuovi rapporti e sinergie. Con questi intenti si potrebbero realizzare delle mostre che, attraverso un calendario espositivo concentrato in un unico periodo, possano favorire l’organizzazione di un itinerario turistico-culturale con cui tentare la veicolazione di un ampio numero di proposte artistiche internazionali, in armonia con le risorse storiche, architettoniche e naturali esistenti in quelle zone, senza trascurare gli aspetti legati all’informazione ‘massmedianica’ del turismo d’oggi.

Oltre queste relazioni, naturalmente, non potranno essere disattese le attenzioni verso il mondo dell’arte europea.

 

La gente del luogo come vede l’iniziativa?

La vive con grande partecipazione. In modo particolare l’ambiente scolastico segue attivamente il progetto, favorendo incontri nella nostra struttura o direttamente nelle scuole. L’entusiasmo e l’approvazione per il Museo-Laboratorio sono tali che molti artisti hanno donato opere significative, con le quali si è andata a costituire, in tempi molto rapidi, una collezione permanente. La sua ampiezza ha posto immediatamente il problema della collocazione, in quanto le sale previste non sono sufficienti ad accoglierla. Ma l’Amministrazione comunale è già impegnata al reperimento di altri spazi del centro storico ove allestire l’esposizione.

 

L’intera operazione quale ruolo vuole assumere nel panorama artistico del Centro Italia?

Nell’Italia Centrale esistono già grandi realtà riconosciute anche all’estero. Oltre a quelle romane, si pensi alla Toscana, le cui iniziative artistiche sono di altissimo livello. La nostra attività, invece, potrebbe diventare veramente interessante se riuscisse a porsi come ponte lungo la via Adriatica verso il Sud.

A cura di Luciano Marucci

 [«Juliet» (Trieste), n. 92, aprile-maggio 1999, p. 57]