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EMILIO ISGRÒ      IL SACRO INCANCELLABILE

Luciano Marucci

 

Sfidando la crisi generale, la “D’Auria Printing” continua a offrire l’annuale mostra monografica a domicilio con opere appositamente realizzate per l’allestimento del Calendario d’Autore - unico nel suo genere per qualità estetiche e formative - con cui intende onorare anche la Cultura oggi seriamente minacciata. Non a caso, per l’edizione 2012, è stato prescelto Emilio Isgrò.

 

Dell’artista è bene ricordare le principali caratteristiche operative. La sua produzione multidisciplinare e anticonformista, infatti, richiede una lettura attenta, non superficiale, anche se oggi le “cancellature” - come le opere tridimensionali, installative e performantiche - sono abbastanza comprese e apprezzate pure dai non esperti.     Isgrò ha elaborato la poetica mettendo a frutto la sua biografia e la vocazione letteraria, lo spirito futurista e un’ideologia alleggerita nel tempo da ironia e metafore sottili che denotano valori etici. Nei testi teorici e negli altri scritti, invece, assume perfino toni polemici, specie quando è costretto a legittimare il proprio indirizzo rispetto ad alcune neoavanguardie troppo schematiche e anoressiche. Ad esempio contesta - con intelligenza, prontezza e passione civile - fenomeni come il consumismo, l’omologazione e il degrado sociale.     Si può dire che sia un concettuale sui generis: smaterializza l’opera senza renderla sterile, impersonale, tautologica. Essa è piuttosto radicale, contro il formalismo e la retorica. È complessa, densa di contenuti esistenziali e sempre più nutrita di simbolici riferimenti alla Natura. Non è né immediata, né definita, ma pensata e strutturata con rigore e consequenzialità. Polarizza lo sguardo, coinvolge emotivamente e induce a riflettere; mentre l’intrigante effetto ottico dell’insieme, con le variazioni sul ‘motivo’, rimanda a pagine musicali.     Con l’uso di un raffinato codice innovativo Isgrò affronta il problema della verbalità. Ovviamente il gesto estremo della cancellazione, che salva l’essenziale, non è un banale atto grafico-pittorico, meccanico, minimale o puramente dadaista: sovverte il senso logico, scritturale e didascalico del testo che perde la convenzionale compostezza. Contemporaneamente apre nuovi itinerari visivi e mentali dando spazio all’intreccio tra parola e segno, all’immagine mnemonica, alla libera percezione e alla consapevolezza, all’indagine psicologica e al desiderio di cambiamento.     Anche la tangenza con la Pittura, dove al nero intransigente a volte subentra il colore seducente, rientra in un percorso esplorativo che mira a esibire versioni insolite. Perciò nei vari ambiti espressivi si avverte che la ricerca prosegue con immutata tensione propositiva per il piacere di fare, scoprire e dialogare; di ribadire, per necessità intime, che le cancellature non negano, ma affermano; non impediscono la comunicazione, ma la ampliano.

 

L’impegnativo lavoro di Isgrò per questo calendario approda alla reinterpretazione originale di un capitolo importante della storia dell’arte con opere di maestri che hanno trattato tematiche religiose, in particolare episodi della vita dei santi attraverso un immaginario trascendentale. L’intenzione di partenza è di riproporre i più celebrati, uno per ogni mese - ad eccezione della copertina riservata a tutti i santi - e di stabilire un rapporto dialettico tra differenti sensibilità: quella sui valori del glorioso passato da cui è derivata la nostra civiltà e quella maturata nell’attualità. Il che sottende una continuità antropologica fondata sulle declinazioni della spiritualità e sulle relazioni di senso. In altri termini Isgrò qui cancella per rigenerare la figura di esseri umani dal vissuto esemplare, ripristinando conoscenza e idealità. Mediante la riformulazione linguistica che porta all’osmosi tra la sacralità divina e quella dell’opera, rivitalizza un patrimonio museificato per riaffermarne l’atemporalità. Quindi, pur applicando modalità trasgressive, non compie un’operazione irriverente, ma la rivisitazione analitica e lirica di significative esperienze appartenenti a una tradizione ricca di grandi talenti. Ed esalta l’identità italiana che ha saputo influenzare il mondo. Concorre così a evidenziare la diversità dei due momenti ibridati nella composizione e dal cortocircuito fa emergere la valenza laica, legata al presente, per mezzo di un segno più o meno marcato che armonizza e contrasta con il soggetto dato. La Storia non si interrompe, né si cancella neppure con la più ferrea volontà dei mortali. Isgrò ne è consapevole e si guarda dal negare totalmente miti e leggende. Ecco allora che li risacralizza in maniera inedita, liberandoli da dogmi, da aspetti illustrativi e descrittivi. Promuove cioè il miracolo della resurrezione culturale e morale con una sintesi evocativa che stimola l’osservatore a risolvere l’enigma iconografico nella speranza di ritrovare, almeno nell’oggetto artistico, le simbologie salvifiche quasi scomparse dalla quotidianità. Attenzione: l’ambiguità dell’artefatto - ispirato all’antico e costruito con tecniche del contemporaneo - non nasce da un debole atteggiamento postmoderno: la citazione non è passiva, viene metabolizzata, rafforzata da idee ed esternata in una visione prospettica, consentendo all’autore di partecipare con gli illuminanti strumenti dell’intellettuale, colto e sensibile, al divenire della realtà.

 (Presentazione del Calendario d’Autore 2012 realizzato con l’artista Emilio Isgrò per D’Auria Printing Group) 

 

Per  l’intera edizione e il biglietto d’auguri vai al PDF (4,65 MB)