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L'identità individuale e plurima di Luca Maria Patella PDF Stampa

Per formazione non soltanto artistica, vocazione sperimentale e multidisciplinare, Luca Maria Patella può essere considerato un operatore visuale anomalo. Fin dagli esordi ha condotto esperienze non convenzionali, anticipando tendenze e ammodernando generi codificati: dalla grafica a colori simultanei e fotografica alla fotografia creativa, al cinema indipendente; dalle azioni landartistiche e comportamentali alle performances ‘intelligenti’; dalle ambientazioni plurisensoriali alla reinterpretazione del ready-made, alle elaborazioni informatiche e interattive, fino alla formulazione della “Non-arte”.

Ha avuto il merito di dare dignità di opera all’immagine fotografia in anni in cui era emarginata e di proporre il concettuale caldo osteggiato dai minimalisti; di aver introdotto, dichiaratamente, nelle arti figurative la dimensione psicoanalitica, le discipline considerate extra e le nuove tecnologie ritenute troppo mediali e poco poveriste. Tutto questo non per sfruttare un eclettismo generico, ma apportando sostanziali innovazioni e senza farsi condizionare dal mercato, peraltro poco interessato alle opere non ripetitive e non facilmente classificabili come le sue. Patella, per proprie urgenze, dopo aver raggiunto un obiettivo, va oltre per sondare altri ambiti espressivi. È un laboratorio iperattivo sempre in fermento. Ha volontà e capacità di fare. Se gli si offre l’occasione, finisce per strafare…

In tempi non sospetti ha teorizzato e praticato un’arte fondata sulla ‘complessità’ per meglio penetrare nella realtà culturale. E l’ha sempre sostenuta con vigore, sia per autodifesa che per promuovere l’evoluzione del linguaggio artistico che, secondo lui, è ancora troppo legato al gusto ottocentesco, all’istinto e allo specifico. La sua “Logique du Tout”, di estrazione diderotiana, lo induce a speculare su Tutto, a entrare nella globalità e ad espandere al massimo il concetto di arte. L’alta concezione che ha di essa, la consapevolezza delle sue possibilità e lo spirito antagonistico, lo portano a emulare-sfidare i grandi creativi del passato, per cui la sua ricerca riparte dalla più nobile tradizione, si nutre di presente e guarda verso il futuro.

L’ansia di affermare la sua identità, associata al bisogno di comunicare, gli fa assumere toni autopromozionali e, a volte, polemici nei confronti della situazione esterna, caratterizzata dalla linearità di pensiero e dalla superficialità, che contrasta con le sue convinzioni.

La sua multiforme produzione è fortemente dialettica e connotata da una circolarità quasi maniacale. Egli coniuga l’Io al mondo, i media usati, le diverse entità in apparente contrapposizione, come storia/attualità, arte/vita, citazione/invenzione, pensiero/sentimento, pulsioni profonde/calcolo, ironia/drammaticità, modi aulici e volgari…

Tra le costanti spiccano l’amore per la classicità e i valori atemporali, la densità di significati (spesso ottenuta pure con rimandi e spezzature di parole), l’alchimia, la scrittura e la poesia, l’attenta esecuzione…

In sintesi, la sua è un’opera autoproiettiva e, nel contempo, aperta e relazionale, strutturale e problematica. Ma è anche pedagogico-politica e propositiva nei confronti del sistema vigente, poiché indica una via per fare-arte veramente moderna.

In oltre trent’anni di assidua frequentazione e fattiva collaborazione ho avuto modo di conoscere la genesi di molte opere di Luca, gli sviluppi del suo percorso, le motivazioni di fondo, il talento e perfino le nevrosi, più o meno funzionali al lavoro. Il tutto approfondito attraverso conversazioni e interviste ‘infinite’, edite e inedite, che per lui hanno valenza creativa. Credo di non esagerare affermando che P. è un artista geniale e un intellettuale dalle risorse non comuni.

La sua poetica ben definita, anche se in divenire, non gli consente di essere arrendevole. Anzi, quando deve sostenere un’idea, è insistente fino all’estremo. Così pure se deve concretizzare progetti che vanno dalla stampa di un libro alla costruzione in spazi pubblici di opere tridimensionali fuori misura, alle ideazioni informatiche.

La sua opera, senza età, è certamente destinata a crescere. Per questo suscita l’interesse della giovane critica e di quanti amano un’arte linguisticamente viva, carica di contenuti e di senso.

Solo quest’anno l’artista ha ottenuto il Premio alla Carriera del Dams di Bologna e il prestigioso Premio Feronia per la poesia. Gli è stata dedicata una vasta antologica presso la Fondazione Morra di Napoli e, sempre nella città partenopea, ha partecipato alla mostra rievocativa sul “Living Theatre” con un’installazione di grande presenza e peso... Ha visto pubblicati i libri “Vi-aggio in Luca, romanzo ferroviario”, “Io son dolce sirena” (Ed. Morra) e “Montefolle” (Ed. Le Balze); la “Gazzetta Volante” (distribuita in 10.000 copie negli aeroporti di Roma) e la “Gazzetta Marina” dedicata a San Benedetto del Tronto (da anni meta delle sue vacanze ri-creative). Proprio nella città balneare, in estate, il Comune gli ha organizzato una personale alla Palazzina Azzurra con lavori nati a Montepulciano (primo luogo della creatività) e a “Sbèn”, con grandi opere fotografiche, oggettuali e installative, nonché edizioni a cura di chi scrive: “Con-lezione” (repliche differenziate e altro in ‘valigia’); il Librosedere “P’alma di mano” (Ed. Stamperia dell’Arancio), modellato sul fondo schiena marino di una famosa soubrette televisiva (con poesie porno-mistiche e inusuali componenti); il Cd-Rom “Ingresso Aperto al Chiuso Palazzo” (mini-monografia e mostra virtuale).

Ora, naturalmente, sono in cantiere altre impegnative realizzazioni che l’autore non mancherà di proporci…

Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 114, ottobre-novembre 2003, p. 52]

 

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