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MARK KOSTABI PDF Stampa

Kostabi, che ruolo assegni alla tua arte? Vuole essere critica o di omologazione nei confronti della nostra civiltà?

La mia arte dovrebbe arricchire la vita di chi la osserva, sia di un visitatore che guarda i miei quadri in un Museo, sia di un collezionista che guarda a lungo un Kostabi a casa, sia di un gruppo di studenti che riflette su uno dei miei murali, sempre più numerosi, eseguiti per un servizio pubblico. Essa dà gioia, anche se racconta storie di solitudine, confusione e isolamento nella nostra civiltà.


L'essere umano è una presenza costante del tuo lavoro. Com'è l'uomo che abita le tue opere? Chi è responsabile della sua alienazione?

L' “Essere Umano” è una famosa icona di Kostabi. È un uomo senza tempo. Non è nessuno. È chiunque. Egli è me, è te. È una conchiglia vuota nella quale riversi i tuoi sogni più selvaggi, i tuoi timori più grandi, le tue bugie più sfrontate e le tue più alte speranze. È l'abito che indossi quando vieni presentato a te stesso.


Nella scena dei tuoi quadri riservi più spazio al passato, al presente o al futuro?

Come l' “Essere Umano” è senza tempo, così sento che sono i miei quadri. Onestamente, ho un senso molto fluido del tempo. Respingo queste distinzioni - passato, presente, futuro - perché sono invenzioni, relativamente recenti, di coloro che vogliono governare il mondo per assoggettare l'immaginazione dell'individuo. Vorrebbero farci dimenticare il passato e affidare a se stessi il futuro. I miei quadri lottano contro tutto questo.


Con la tua pittura cerchi di realizzare una convivenza fra realismo, surrealismo e metafisica e tra arte americana ed europea?

La mia arte è aperta a chiunque sia incurante delle loro opinioni. Personalmente, sento che gli Americani e gli Europei siano ugualmente capaci di vivere di illusioni e delusioni. L'arte stessa è una nobile realtà; tutto il resto è un pavoneggiarsi ed un logorarsi.


Chi sono i tuoi padri?

In una cultura post-feudale, ossessionata da lignaggi, direi che mio padre è stato Andy Warhol, mio nonno Marcel Duchamp e che i miei lontani antenati erano coloro che faticavano per il loro sostentamento quotidiano nei campi dell'Estonia spazzati dal vento.


Si ha l'impressione che tu sia un artista prolifico. Solo in Italia recentemente hai inaugurato varie esposizioni: presso lo Studio Marconi e la Fondazione Mudina di Milano, la Galleria Rizziero di Teramo, ecc. Ti chiedono molte mostre in questo periodo? Deleghi sempre l'esecuzione dell'opera agli assistenti?

Queste sono due domande separate, ma posso capire perché pensi che siano in relazione.

La mia risposta alla prima è che ho fatto più di 700 esposizioni. Il fatto di avere assistenti, certamente aiuta a rendere possibile ciò.

Con uno staff grande e di talento di “idea people” e di pittori, sono in grado di andare incontro alla grande richiesta di arte di Kostabi. Comunque, io stesso eseguo alcuni lavori e dipingo con la facilità e rapidità di sempre. Recentemente ho avuto il piacere di eseguire personalmente dei quadri in collaborazione con il famoso artista italiano Enrico Baj.

 

Quali vantaggi non commerciali ne trai?

Il fatto di essere un artista conosciuto mi ha dato la possibilità di muovermi in una cerchia che include molta gente importante ed eccezionale che non mi avrebbe rivolto neanche il saluto se fossi stato solo un topo di soffitta, un artista perdente. Godo del potere che arriva con il successo. Naturalmente, non sono stato sempre ricco e famoso. So cosa significa lottare nel vuoto di considerazione. Ho dovuto lavorare instancabilmente per raggiungere lo status di ora. Devo continuare a lavorare duramente per andare oltre la mia attuale posizione, fino ad ottenere un posto ancora più grande nella storia dell'arte.

Non sono mai soddisfatto. Vorrei che ogni quadro fosse migliore dell'ultimo ed il prossimo ancora migliore. Confesso di non essere capace di riposarmi e di godere dei miei successi. Una volta che raggiungo una vetta, mi spingo verso un'altra, senza trovare mai un completo appagamento, senza fuggire mai dal quotidiano crepuscolo della solitudine. Fortunatamente sono un incurante ottimista. Per me, ogni mattina porta un senso di rinnovamento.

 

Trasferisci le idee-istruzioni agli assistenti solo con le parole o anche con progetti grafico-pittorici?

Uso ogni metodo che si può immaginare. Per alcune immagini propongo semplicemente un tema, per esempio, “scacchi”. Altre volte io stesso realizzo addirittura disegni per opere da far eseguire. Quando sono all'estero, mando, anche via fax, idee a Kostabi World. Spesso mi capita di comprare libri che mi piacciono e darli al gruppo di esperti per l'ispirazione. Ma, per la maggior parte, la “idea people” è libera di creare secondo le sue idee per i quadri di Kostabi. Ogni settimana queste idee vengono esaminate da un Comitato di esperti di arte (storici, critici ed altri artisti). Esse, una volta approvate dal Comitato, vengono date ai pittori.

 

Quali requisiti devono avere i tuoi pittori-operai per essere assunti nella “fabbrica di quadri”?

Prima di tutto Kostabi World non è una fabbrica. È uno studio neo-rinascimentale che si dedica non a una produzione in serie, ma alla creazione di lavori d'arte unici. Ciò che in primo luogo cerchiamo in un pittore è un portfolio che mostri il grado di abilità nell'uso della pittura ad olio. L'eccellente maestria nel disegnare e un forte senso del colore sono valutati anche criticamente. Inoltre, l'onestà ed una positiva attitudine sono essenziali per chiunque voglia lavorare al Kostabi World .

 

Allora, il tuo lavoro si evolve anche attraverso le ideazioni degli esecutori?

Certamente. Ogni “idea people” ed ogni pittore ha un ruolo creativo. Al Kostabi World ciascuno porta la propria abilità per eseguire i miei quadri. Spesso assegno a certi pittori un'immagine particolare perché di loro personale competenza.


L'arte per te è anche gioco-spettacolo?

Tutto il mondo è un palcoscenico? Mi stai chiedendo del fare teatro, del divertimento o di entrambi? Suppongo che la mia risposta, in relazione a quanto ho detto fino ad ora, potrebbe essere affermativa.

Io, probabilmente, sono uno degli artisti più intervistati del mondo. Giornalisti e operatori televisivi visitano continuamente la mia galleria ed il mio studio. Mentre io rispondo alle domande e recito la mia esistenza davanti alla telecamera, la mia arte e la mia vita diventano una lunga performance.


Ma io ho intervistato Kostabi o un sostituto...?

Questa è una delle domande più frequenti sulla mia arte. Infatti, ad essa e a tutte le altre ha risposto interamente un delegato che si è consultato con me, al quale ho dato la mia approvazione.

A cura di Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste) , n. 61, febbraio-marzo 1993, pp. 36-37]