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VANESSA BEECROFT PDF Stampa

La tua formazione risente più del passato o del contemporaneo?

Del passato.

 

Non ti interessa ricercare un rapporto più intenso ed esplicito col quotidiano?

La presenza delle ragazze in persona è già una forma altamente esplicita di questo rapporto che, al contrario, credo dovrebbe rimanere più latente.

 

Cosa vuol dire estraniarsi dalla realtà vissuta?

Essere nella norma. Vuol dire fare out-put, come direbbe Miltos Manetas.

 

Quale contesto vuoi indagare?

L'arte in prima istanza, e questo materiale a me ancora oscuro che sono le ragazze. Nonostante le diverse immagini che l'arte ci passa di loro, quello che rappresento io ancora non mi è chiaro: non mi è chiaro se quello che si vede è per il bene o no. Sono strani esseri, certamente legati nella loro natura ad una forma estetica: quello che ancora non so è se ci sia del resto o se possano essere utilizzate come cavalli.

 

Insegui un equilibrio tra soggettività e popolarità ? Riesci a conciliare l'interesse per la leggibilità dell'opera con i contenuti non dichiarati...?

Sì, ma non è facile riuscire a nascondersi bene in un'avvincente veste popolare. Io sono all'inizio, quindi utilizzo le mostre per fare questo esperimento. Le ragazze sono popolari e il contenuto non è chiaro.

 

Provi imbarazzo a parlare del tuo lavoro? L'opera deve avere una sua riservatezza? Pensi che il messaggio nascosto sia più efficace?

No, fin tanto che non lo devo giustificare. È ancora troppo recente per vedere se ha una importanza o meno. Certe opere hanno elementi nascosti che determinano cambiamenti in futuro. A me interessa la superficie. Quanto è nascosto, quando esiste in un'opera, non aderisce al momento.

 

Noto che hai delle incertezze forse legate alla dinamica della ricerca. Tendi a superarle con l'analisi o a sfruttarne le potenzialità?

Fino ad ora ne ho sfruttato le risorse. Le incertezze di un singolo dipendono dall'esterno, intendo dire in senso specifico: non sappiamo ancora quali forme e in quale direzione il futuro si stia preparando. Sotto quale forma ci rimpiazzerà.

 

L' instabilità che traspare dalla tua produzione è una costante della poetica?

È una qualità che appartiene al mio materiale e che devo rappresentare dal momento che ho scelto questo soggetto. Quanto di personale appartiene al lavoro è casuale: per caso io rappresento ragazze e sono una ragazza.

 

Con la performance vuoi creare una relazione tra strutturazione accademica e moderno linguaggio del corpo?

La performance è un mezzo accademico qualsiasi, come la pittura, il disegno e altro: non sono riuscita ancora a tradurre l' appeal vero delle ragazze.

 

Di essa ti interessa approfondire solo l'aspetto visivo dato dalle immagini plastico-pittoriche?

Uso le persone nello spazio di un'opera per dare un'immagine dalla qualità bidimensionale. Che ricordino una pittura e che siano in realtà delle femmine, dà una relazione con l'estetica e l'arte.

L'azione performantica di cui sei regista deve essere necessariamente rigorosa e geometrica ?

Lo è prima di svolgersi, quando la immagino. Poiché le persone sono vere e vengono dalla strada, queste si perdono.

 

In base a quale disegno viene progettata?

L'immagine viene con la facilità di un frame in movimento: per farla icona uso gli strumenti tradizionali della pittura. Il progetto non ce l'ho solo io sotto controllo, appartiene anche alla società.

 

La fiction quale verità ti consente di esprimere?

Mi fa dichiarare immagine una presenza reale e prendere il diritto di dimenticarmi la sua parziale esistenza terrena.

 

Quale idea di classicità vuoi far sopravvivere in queste composizioni viventi ?

L'idea regolare della misura umana, codificata e ritratta dall'arte. La parte contemporanea delle ragazze invece è un elemento tipico, accidentale e realistico.

 

Perché sempre donne mute e assenti che non interagiscono con l'esterno?

Essendo un'opera, non possono parlare né interagire se non con la loro immagine. Le donne perché sono un soggetto estetico, perché mi rappresentano e perché dalla storia impariamo che sia meglio trovarle in un contesto simile. In un film di Truffaut mi è piaciuta la frase: “La vedi, è muta? Non dice niente: è la bellezza”.

 

Quale potere hanno le tue ragazze-immagine indifese e senza parola...?

La bellezza e, in mancanza, una malinconica vacuità. O l'opzione che qualche carattere porta ricordando qualcos'altro.

 

Le tue attrici quale copione interpretano? sono in conflitto col mondo?

Non sono attrici perché la sede non è il teatro. Seguono poche indicazioni per non perdere la loro naturale spontaneità. Non sono in conflitto con niente perché in quel momento non appartengono più al mondo; il soggetto invece lo gratifica con la bella immagine, ma è ambiguo per sua natura e condizione.

 

La fragilità dei soggetti cosa riflette?

Qualità pittorica e una specie di vulnerabilità naturale, una forma semi-trasparente, più organica che intellettuale. Questo è il punto un po': poco astratto ed estremamente sensibile.

 

Le persone prescelte quali requisiti devono avere?

Quando questo è possibile, o se fa parte dell'idea, devono essere, bianche, diafane come marmo e sottili. È capitato però che in Germania fossero turche e in America nere: questo va bene lo stesso.

 

Sono tue controfigure?

In modo indiretto, alcune. Sono tutte controfigure in generale.

 

L'inevitabile componente spettacolare non è di ostacolo all' essenzialità e alla concentrazione volute?

Certo, per quanto riguarda l'arte. Però c'è un aspetto che mi interessa di più per adesso: la presenza delle persone in quelle condizioni crea una sinestesia e un'immagine reale che garantisce, per qualche tempo, la qualità di una visione: è stimolante.

 

Per quale esigenza indaghi l'anatomia?

Se fossi vissuta prima, magari mezzo secolo fa, avrei potuto dare una risposta pertinente; ora mi limito a dire che la tratto come un soggetto qualunque, per eliminarla dal mondo.

 

La compressione dell'immagine per giungere alla sintesi finale si attua interamente all'interno della figurazione?

In due forme diverse: la prima è la composizione della performance, la disposizione precisa dei pezzi ; la seconda mi sfugge. Forse sarà la tecnologia a fornire gli elementi per fermare immagini senza renderle opache: la pittura ad olio era una forma tecnologica, la fotografia anche.

 

Le figure disegnate, così nude e prive di ambientazione, sono anonime...?

No, sono una licenza molto dettagliata.

 

In che misura il tuo lavoro è autobiografico?

Lavoro per eliminare questa componente.

 

Con l'attuale ricerca che implica il mezzo informatico quali obiettivi persegui?

Digitalizzo polaroids e tutto il materiale fotografico. Non sono un'opera, ma sullo schermo, sotto forma digitale, si possono guardare. Quello che non si può più guardare invece sono i chili di carta stampata.

A cura di Luciano Marucci

[«Juliet» (Trieste), n. 78, giugno 1996, p. 38]

 

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